Un Oscar in bacheca, la soddisfazione di aver lavorato con attori e registi tra i più importanti del cinema internazionale, Jeremy Irons può oggi permettersi il lusso di mettere il proprio volto al servizio di campagne sociali di primaria importanza. Non a caso a Taormina per una master class e per ritirare stasera il Taormina Arte Award, ha chiesto di presentare il documentario Trashed da lui fortemente sostenuto per far conoscere i problemi legati allo smaltimento dei rifiuti. “Gli attori hanno sempre avuto il potere di influenzare l'opinione pubblica - spiega con calore -, e molti si sono impegnati per denunciare drammatiche situazioni di povertà o parlare di degrado ambientale. Ora per fortuna oltre alla nostra faccia possiamo tirar fuori dei soldi per realizzare dei documentari che svelino realtà oscurate dai governi. Dobbiamo tutti fare la nostra parte per cambiare le cose. Siamo alla base della piramide, se cominciamo a fare più attenzione ai rifiuti che produciamo mettiamo le lobbies degli smaltimenti in difficoltà, le facciamo guadagnare di meno e le costringiamo a rivedere il ciclo di distruzione che non può più essere gestito solo tramite interramento o incenerimento. Entrambe le soluzioni provocano danni irreparabile alla salute, soprattutto dei bambini, è ora di cambiare rotta”.Noto per aver dato vita a innumerevoli personaggi storici realmente vissuti oppure usciti dalla penna degli sceneggiatori, Irons ricorda di averne nel cuore uno solo: il gesuita interpretato in Mission. “Sono protestante – confessa – ma padre Rodrigo ha segnato una svolta nella mia vita personale oltre che nella mia carriera di attore. Per interpretarlo ho fatto cose per me fino allora impensabili come camminare per mesi a piedi nudi anche fuori dal set e non mangiare per un giorno intero per preparami alle scene psicologicamente più difficili. Mi appassionava la sua visione di una religione vissuta in povertà, a contatto con le persone che veramente hanno bisogno di aiuto. Una lezione che mi porto dietro ancora adesso. Per questo sono stato molto contento dell'elezione di Papa Francesco, il suo appello alla povertà è importante e può portare cambiamenti positivi. Viviamo in un mondo in cui conti solo se hai denaro e per possederne ci siamo indebitati fino al collo. Occorre prendere le distanze da questo modo di pensare, anche se ormai temo che non potremo più recuperare la nostra indipendenza dagli stati economicamente più forti. L'Irlanda, dove vivo, sta attraversando una situazione difficile e in Italia non va certo meglio. Quello che alla Germania  non è riuscito in due occasioni, cioè diventare padroni dell'Europa più povera, potrebbe accadere oggi. Certo, per fortuna senza spargimento di sangue, ma le conseguenze per i singoli non sarebbero meno devastanti.”
La master class è però occasione per parlare soprattutto di arte della recitazione e del metodo per arrivare ai risultati eccellenti toccati sempre da Irons. “Mi sono fatto le ossa a teatro – racconta -, quindi nel costruire ogni personaggio mi appoggio molto alla tecnica. Ma con la sola tecnica non puoi arrivare troppo in là perché se vuoi coinvolgere gli spettatori devi tirar fuori le emozioni vere. Quindi direi che nel mio caso si tratta di unire la scuola inglese con quella americana, che mira a lavorare in modo che l'attore punti a appoggiarsi solo ed esclusivamente sulle emozioni. Sul set di Mission vedevo che De Niro era molto in difficoltà perché si aspettava da me lo stesso approccio e quindi credeva che in scena lo aiutassi a trovare insieme le corde giuste per definire i nostri personaggi. Per me era impossibile. Ora però anche lui credo lavori mischiando i due metodi, se diventi regista e devi concentrarti per chiudere al meglio una scena  capisci che non hai a disposizione tutto il tempo che credevi ti fosse dovuto da attore. Per me un interprete al pari di un regista deve prendere molto velocemente le decisioni corrette che portano a interpretare perfettamente un ruolo”.  
Per molti dici il passare dell'età significa necessariamente meno primi ruoli, e spesso questo crea inevitabilmente ansie. Irons non sa nemmeno lontanamente cosa significhi soffrire per non essere su un set: “Non ho mai sentito che la mia vita fosse realizzata al cento per cento dal lavoro. Adoro recitare, ma è quello che accade lontano dal set a qualificarmi per quello che sono. Amo cavalcare, sciare, leggere, fare conversazioni intelligenti, in una parola amo vivere. Lavoro di meno, è vero, ma ho più tempo per me e la mia famiglia. Dopo tutto non sono mai stato troppo amante dei party né delle feste esclusive, anche se all'inizio della carriera con l'arrivo del successo ammetto di essermela goduta. Ma l'ebbrezza è passata presto.  Oggi mi interessano ruoli di spessore, a prescindere dalla loro ampiezza. E non disdegno la televisione, interpretare Borgia nella serie è stato un regalo. Certo, lo so che sono stato superato da attori più giovani e affascinanti di me, non dico che non mi interessi, ma cerco di farmene una ragione. Del resto ho sempre cercato di non dare troppa importanza alle mie qualità più esteriori, compresa quella di avere a detta di tutti una bella voce.  Se quando sei sul set pensi a queste cose sei fregato. Una volta il mio amico John Hurt mi stava parlando di alcuni attori emergenti che secondo lui presto ci avrebbero scalzato. Uno lo avevo incontrato poco tempo prima e ho raccontato a John di aver messo in atto una difesa diabolica.  Gli avevo fatto tanti complimenti e detto con enfasi che aveva una gran bella voce. Così per un po' si sarebbe messo fuori uso da solo!”