Todo Modo, il film che Elio Petri trasse da Leonardo Sciascia: un film dall'impressionante e inquietante capacità di predire la vicenda personale e politica di Aldo Moro. Dimenticato, bandito dopo il Caso Moro, Todo Modo torna ora a vivere, grazie al restauro promosso dalla Cineteca di Bologna e dal Museo Nazionale del Cinema di Torino, in collaborazione con Surf Film e realizzato dal laboratorio L'Immagine Ritrovata della Cineteca di Bologna: il restauro di Todo Modo sarà infatti nelle sale italiane da lunedì 13 aprile, nell'ambito del progetto Il Cinema Ritrovato. Al cinema, per la distribuzione dei classici restaurati, promosso dalla Cineteca di Bologna e Gruppo Unipol. Contestualmente, il restauro di Todo Modo è pubblicato in dvd da Mustang Entertainment e distribuito da CG Entertainment. “Quando girammo Todo Modo, Volonté divenne evanescente, camminava come se fosse sulle nuvole, parlava a bassa voce, non ti guardava negli occhi, tutto preso com'era dal personaggio di Moro. A nessuno venne in mente di constatare che in fondo, nel film, ci voleva un certo coraggio a prendere un uomo politico, analizzare il suo comportamento face-to-face, e trasformarlo nella maschera dello sfascio, della catastrofe”. Con queste parole – e l'amara considerazione di aver dato vita a un personaggio e a un film incompresi – Elio Petri ricordava, in una pagina di diario, la simbiosi raggiunta tra uno degli attori-simbolo del suo cinema, Gian Maria Volonté, e il personaggio politico più importante del momento, a cui Volonté non aveva semplicemente prestato il volto, ma dato letteralmente carne e ossa sul grande schermo: il segretario della Democrazia Cristiana, fautore del compromesso storico, Aldo Moro, a pochi mesi dal suo sequestro e il suo assassinio da parte delle Brigate Rosse. Un film che si inserisce a pieno titolo in quell'indefinito – eppure chiarissimo – filone del cinema italiano capace di anticipare e profetizzare fatti centrali della nostra storia: è del 1974 il romanzo Todo Modo, in cui Leonardo Sciascia raduna in isolati momenti di “esercizi spirituali” i notabili dell'Italia dell'epoca, rinchiudendoli in una sorta di prigione dorata dove la morte (violenta) si fa improvvisamente padrona del campo. Due anni dopo – il film esce nell'aprile del 1976 – Elio Petri realizza il suo Todo Modo, affidando appunto a Gian Maria Volonté quella che, nella stessa pagina di diario, descrive come “una maschera che simboleggiasse tutti i democristiani” e affiancandogli un inusuale e sorprendente Marcello Mastroianni nel ruolo del prete Don Gaetano, vero cardine del romanzo di Sciascia. Un film scomodo fin da subito, un film che diviene maledetto dopo il Caso Moro (il leader della DC viene sequestrato il 16 marzo 1978), che ne decreta di fatto la sparizione e un oblio lungo quasi quarant'anni. Il restauro di Todo Modo si inserisce nel solco dell'ampio lavoro di recupero dell'opera di Elio Petri che la Cineteca di Bologna e il Museo Nazionale del Cinema di Torino  stanno realizzando in questi anni (ricordiamo che nel 2013 proprio un restauro di Elio Petri, La proprietà non è più un furto, vinse il Leone della sezione Venezia Classici).  Il Cinema Ritrovato. Al Cinema Classici restaurati in prima visione Dal 13 aprile nelle sale italiane TODO MODO (1976) di Elio Petri Restauro realizzato dal laboratorio L'Immagine Ritrovata e promosso da: Cineteca di Bologna e Museo Nazionale del Cinema di Torino, in collaborazione con Surf Film. “Spettacolo sarcastico, pamphlet di fantapolitica, film surrealista ben connotato rispetto a una realtà chiaramente identificabile, quadro espressionista abilmente coadiuvato dalle inquietanti scenografie di Dante Ferretti, satira grottesca che trova espressione nell'interpretazione di Gian Maria Volonté: Todo modo e un film-summa in cui un cineasta esprime il proprio odio e il proprio disgusto nei confronti di una classe dirigente che ha portato l'Italia sull'orlo del baratro e della quale immagina in modo premonitore l'imminente scomparsa, un film metaforico che mette in scena l'autodistruzione della Democrazia Cristiana in una sorta di cerimonia estrema in cui i colpevoli si riuniscono per celebrare il proprio potere e il proprio annientamento”. (Jean Gili)