"L'ho scelto per Francesco dopo averlo visto in L'anno del dragone che ha fatto con Michael Cimino. Mi ha stupito e l'ho trovato straordinario. Allora mi sono informata, scoprendo la sua storia di ragazzo newyorkese in trasferta a Miami, dove a 12 anni comincia a lavorare in una palestra diretta da Mohammed Alì. Poi il ritorno a New York, all'Actors Studio, di cui diventa uno dei migliori allievi, tanto da insegnarvi recitazione per sei anni. Questo era un ritratto del tutto diverso da quello che si conosceva ai tempi di 9 settimane e ½". Sono le sorprendenti rivelazioni di Liliana Cavani su Mickey Rourke, tornato alla ribalta all'ultima Mostra di Venezia, in cui molti - compreso il presidente di giuria Wim Wenders - lo hanno salutato come il vincitore morale del Leone d'oro a The Wrestler di Darren Aronofsky.
La Cavani era ospite ad Alessandria della giornata conclusiva del Festival della Critica, dove ha presentato una versione cinematografica del suo ultimo lavoro, Einstein, di prossima programmazione sulla Rai. La figura a cui molti legano la sua opera è proprio quella del santo patrono, che ha portato sullo schermo per ben due volte: la prima nel 1966 in Francesco d'Assisi, suo film d'esordio, poi nel 1989, proprio in quel Francesco così particolare, cui Rourke ha dato corpo.
"Mi chiese - prosegue la Cavani - come dovesse essere il suo San Francesco. Io gli risposi: proprio così come sei tu, tale e quale. Perché era la persona più semplice, più gentile di questo mondo. Molto differente dall'immagine del divo che viene fuori dai suoi film di successo come 9 settimane e ½. L'ho conosciuto per quello che è, e posso dire è stato il più grande attore che ho utilizzato. È un grandissimo interprete, e come tale può benissimo fare tanto il sex symbol quanto San Francesco".
La Cavani ha dimostrato di conoscere bene l'uomo Rourke: "È anche uno che sa farsi del male. Ha fatto dei filmacci, manteneva un sacco di persone indegne che gli giravano attorno, ha avuto delle disavventure, che però ha pagato".