Un documentario per denunciare le conseguenze della costruzione del muro di separazione tra israeliani e palestinesi in Cisgiordania. Questo è Il Muro, film diretto da Simone Bitton, regista ebrea - araba, che analizza, con gli occhi di chi è nato e ha vissuto in quella terra, "l'oscenità e la distruzione" che la barriera porta alle popolazioni che vivono nei territori occupati dagli israeliani. L'opera, presentata a Cannes 2004, alla Quinzaine des Réalisateurs, e premiata come miglior film al festival di Pesaro, uscirà in Italia il 28 gennaio, distribuito da Lucky Red in una decina di copie.  "Una distribuzione piccola, ma significativa - dice Andrea Occhipinti, titolare della Lucky Red - per sensibilizzare il pubblico su un argomento attuale e scottante. Credo che sia importante dare spazio al documentario e portare in Italia lavori interessanti". Simone Bitton, nata in Marocco e poi trasferitasi a Parigi, mette in evidenza la sofferenza di tanta gente, soprattutto palestinesi, costretta a lasciare i propri villaggi, la terra, gli affetti per fare posto ad una struttura ingombrante e insormontabile: più di 500 chilometri di cemento che, blocco dopo blocco, erigono una distanza sempre più grande tra le due comunità. In sottofondo il rumore assordante dei bulldozer che penetra nelle orecchie e rende impossibile dimenticare la dura realtà della separazione. "Il mio è un film che vuole parlare a tutti - dice la regista - sia agli arabi che agli ebrei. Il mio scopo non è convincere il pubblico della negatività o della bontà del muro. Voglio solo condividere quello che provo, quello che nasce dal mio cuore". I lavori di costruzione della barriera, voluta e costruita dal governo israeliano, sono iniziati nel 2002. Per realizzarla sono stati confiscati centinaia di ettari di territorio palestinese che spesso costituivano la sola risorsa economica di molti contadini arabi. Nonostante il parere negativo della Corte internazionale di giustizia e dell'Assemblea delle Nazioni Unite, il cantiere è andato avanti. "Così - commenta Simone Bitton - non solo molti villaggi palestinesi sono rimasti isolati dal resto del territorio, ma soprattutto i due popoli non possono più mescolarsi tra loro. È proprio questa tristezza che ho voluto mettere in mostra, la stessa che provo io stessa e che mi accomuna a tante persone che vivono in quella zona". Molte infatti le testimonianze sia israeliane sia arabe raccolte dalla cineasta. Una sola intervista ufficiale è presente nel documentario: quella al direttore generale del ministero della Difesa israeliano Amos Yaron, secondo il quale la costruzione del muro rappresenta "una sicurezza per il suo popolo, continuamente minacciato dagli attacchi palestinesi".