Partenza sprint per la 58a Berlinale. Dopo l'apertura folgorante col documentario di Scorsese sui Rolling Stones, a scaldare il festival è oggi Il petroliere, vibrante dramma sull'avidità umana e il suo prezzo di sangue - da noi in sala dal prossimo venerdì-, che Paul Thomas Anderson ha ispirato al romanzo Oil di Upton Sinclair. Otto nomination agli Oscar, tra cui regia, miglior film e attore protagonista: la sala stampa accoglie con lunghi applausi il regista di Magnolia e l'attore Daniel Day-Lewis. Al calore della platea i due rispondono glissando i temi caldi e scherzando sui pronostici per l'Academy. "Cosa penso? - ruba la parola il coloratissimo protagonista, in camicia floreale e cappellaccio -. Che li vinceremo tutti, anche nelle categorie in cui non siamo candidati!". Scaramantica suona anche la disinvoltura con cui sostiene di approcciarsi alla premiazione: "Ci andrò con l'autobus e sarò molto rilassato e incredibilmente nervoso, o forse molto nervoso e incredibilmente rilassato. Insomma, andrò e poi staremo a vedere che cosa succede". Dal regista Paul Thomas Anderson, a Berlino già Orso d'Oro nel '99 con Magnolia, il primo ringraziamento per tanto successo va all'autore Upton Sinclair: "Per questo film avevo bisogno di un collaboratore, da solo non ce l'avrei mai fatta. Il suo è un libro dettagliatissimo e pieno di particolari, che a tratti ho ripreso in toto". Delle 500 pagine del volume, scritte nel lontano 1927, la vicenda va a concentrarsi sulla figura di Daniel Plainview, ruvido petroliere, di cui il film segue la parabola di arricchimento e autodistruzione, dal finire dell'Ottocento agli anni '30. Tutto inizia grazie al suo fiuto: prima di ogni altro, nelle spianate aride e gli orizzonti sterminati del Texas, l'uomo intravede la sua fortuna. Un'impresa di trivellazioni a Coyote Hill, capace in pochissimo tempo di trasformarsi in una fabbrica da 5000 dollari a settimana. Siamo però appena all'inizio. Il profumo dei soldi lo porta a spingersi oltre nuove frontiere. La svolta arriva a Little Boston, Isabelle County, California: terra incontaminata e ancora vergine, che le grandi compagnie petrolifere stanno già accerchiando con i loro stabilimenti. La vera sfida, al petroliere Plainview si manifesta però nelle fattezze di Eli, giovane pastore della Chiesa locale, interpretato dal bravissimo Paul Dano: "Il testo di Sinclair spazia dalla rivoluzione russa a Hollywood - spiega ancora Anderson - fra le tante prospettive possibili, quella del confronto fra i due ci è sembrata la più interessante e feconda". Quello a cui il religioso lo richiama è infatti un dolorosissimo faccia a faccia, con la coscienza e l'umanità, che il petroliere sta progressivamente sacrificando al profitto. "Siamo assolutamente consapevoli di allegorie e parallelismi a cui si presta la storia - dice Daniel Day Lewis -. La nostra prospettiva è però stata volutamente più umile. Non ci arroghiamo il diritto di suggerire allo spettatore, che cosa leggere o no in questa storia". Avidità e disumanizzazione, profitto e morale: la tensione si espaspera con l'incalzare degli eventi e del tempo. Con l'inizio della trivellazioni si verificano anche i primi incidenti. A restarne vittima è addirittura H.W., il figlioletto che il petroliere porta sempre con sé e presenta come suo socio. Emblema della perversa spirale in cui sta cadendo Plainview è proprio la sorte che riserva al piccolo, in seguito alla sua perdita dell'udito. Se ne libera e lo allontana da sé, come il fantomatico fratello che un giorno gli si presenta dal nulla. Perché come lui stesso dice: "Io vincerò sempre. Soltanto io potrò avere successo. Odio la gente e voglio solo diventare abbastanza ricco da potermi permettere di non vederla più". Di tormento interiore e parabola autodistruttiva parlano volto e occhi con cui Daniel Day-Lewis dà corpo alla sua deriva. Un'interpretazione che gli vale la quarta nomination all'Oscar, dopo il premio per Il mio piede sinistro e le candidature per Gangs of New York e Nel nome del padre: "Un personaggio molto complesso, che ho faticato molto per padroneggiare. Il grosso del laovoro - spiega - è stato però quello di svelarlo solo gradualmente, accompagnando il pubblico nella scioccante scoperta della sua natura". Inconfessabile, l'emblematico finale verso cui Anderson traghetta la storia.

Foto Pietro Coccia