“La malattia di mio padre, che poi è scomparso qualche mese fa, e il suo smarrimento spazio-temporale, la scoperta di Trastevere, i giovani trasteverini tra il binge drinking di San Calisto, il piccolo spaccio e, per arrivare alla caccia al tesoro, il romanzo di un mio ex allievo al Centro Sperimentale, Poco più di niente di Cosimo Calamini”. Parola del regista e sceneggiatore Francesco Bruni, è Tutto quello che vuoi, in concorso internazionale al Bifest e dall’11 maggio in sala con 01 Distribution.

Protagonisti, Alessandro (Andrea Carpenzano), un ventiduenne trasteverino ignorante, e  Giorgio (Giuliano Montaldo), un ottantacinquenne poeta dimenticato: dietro compenso, e pur controvoglia, Alessandro accetta di accompagnare quel distinto signore in passeggiate pomeridiane, ma col passare dei giorni i due intensificano il rapporto e si buttano in una insolita caccia al tesoro…

Dopo Scialla! e Noi 4, Bruni passa per la terza volta dietro la macchina da presa, dirigendo il figlio Arturo, nel ruolo del cattivo, e come nei precedenti la moglie Raffaella Lebboroni, nonché Emanuele Propizio e Donatella Finocchiaro, ma il focus è su Montaldo: “Al Centro Sperimentale io – dice Giuliano – insegnavo regia, Francesco sceneggiatura. Questo film è venuto a casa mia a raccontarmelo, mi ha detto ‘voglio farlo con te, non c’è alternativa’. Così è stato, e sul set l’atmosfera era straordinaria”.

Del suo Giorgio, Montaldo sottolinea come “Bruni è stato duro per quanto concerne l’aspetto poetico, non voleva alcuna incertezza, mentre la parte del vecchio rimbambito mi apparteneva di più…”.

Visto anche ne Il permesso di Claudio Amendola, Andrea Carpenzano afferma come il suo Alessandro incarni “la realtà dei giovani oggi, comitive di ragazzi che non fanno niente tutto il giorno, preda come sono della noia. Prima di girare questo film ero anche io così, del resto mi è sempre piaciuto annoiarmi”.

Evidenziando come “il rapporto tra nonni e giovani sia naturalmente improntato all’empatia, non c’è conflittualità come con i genitori”, Bruni illumina la scrittura di Tutto quello che vuoi: “Attenzione al trattamento, non solo al soggetto come purtroppo spesso oggi accade. E’ come un piccolo romanzo, la sceneggiatura per me, sento il bisogno di approfondire psicologie, cose che poi non si vedranno. Abbiamo fatto un film controtempo, per molteplici aspetti”.