"Continuerò a fare il mio lavoro tranquillamente". Edoardo De Angelis accoglie con il massimo aplomb la bocciatura di Indivisibili come candidato italiano agli Oscar, là dove gli è stato preferito Fuocoammare di Francesco Rosi. E ha aggiunto, con sarcasmo napoletano: "Quando i conti tornano ci trovano qua".

E a proposito di conti, tornano benissimo quelli relativi al film e al sostegno ricevuto da produttori, distributori e addetti ai lavori: stamattina De Angelis e le due attrici protagoniste, Angela e Marianna Fontana, hanno ricevuto il Premio Pasinetti del sindacato giornalisti cinematografici tra tutti i titoli italiani presentati a Venezia e, dopo la buona accoglienza ricevuta anche a Toronto, il film si appresta ora ad affrontare il giudizio del pubblico con la massima fiducia, forte anche delle 125 copie che Medusa farà circuitare dal prossimo 29 settembre.

Nella maniera tipica del cinema di De Angelis, lavorando contemporaneamente cioè sui registri del musical, del folklore napoletano e del suo opaco sottobosco sociale, Indivisibili racconta la storia di due gemelle siamesi "che si chiamano Daisy e Viola come le due protagoniste di Freaks di Tod Browning". Le ragazze sono attaccate per l'anca fin dalla nascita ma avrebbero la possibilità di essere operate e separate se solo il padre e la madre glielo lasciassero fare: il problema è che le gemelle sono anche due celebrità del paese, una via di mezzo tra il fenomeno da baraccone (si esibiscono come neomelodiche nei matrimoni e nelle comunioni locali) e la figura devozionistica (come una gobba, la "cerniera" di pelle che le tiene unite avrebbe il potere di operare miracoli semplicemente toccandola), e la principale fonte di entrate per la famiglia.

"In un momento storico in cui anche la religione rischia di dare risposte pericolose - dichiara De Angelis - io ho cercato soprattutto di preservare la purezza di queste due ragazze. E' la mia professione di fede". Ragazze che Angela e Marianna (gemelle anche nella vita, ma non siamesi) "hanno saputo restituire in modo straordinario. Nonostante fosse la loro prima volta sul set - racconta De Angelis - si sono dimostrate grandi professioniste, capaci di abbattere soglie di intimità mai sperimentate prima: hanno lavorato legate insieme, sottoponendosi a uno stress fisico importante. Fondamentalmente hanno vissuto le stesse trasformazioni che osserviamo nell'atteggiamento dei due personaggi".

Trasformazioni che riguardano anche il cinema di De Angelis, "sempre più diretto a livello emozionale, meno mediato dal linguaggio. Oggi lavoro meno sullo spezzettamento della scena, facendo del piano sequenza non un vezzo stilistico ma un momento di verità. La macchina da presa non si sente, si eclissa invece. Non è però sincronica rispetto all'azione, ma porta dei ritardi, dei fuori tempo, come la vita". E aggiunge: "Nonostante l'atmosfera surreale volevo realizzare un film realista. Metto in scena contemporaneamente la realtà così com'è e come la vorremmo. E' un modo tipico del sud di osservare il mondo con il filtro della favola". Un progetto estetico e poetico "in cui lo spirituale e il terreno, il bello e il brutto, sono sempre in bilico, non necessariamente in equilibrio". Dove gioca un ruolo fondamentale il suono, la musica, qui quella preziosa di Enzo Avitabile: "La colonna sonora del film e della mia vita", conclude De Angelis.