Sarà l’anteprima italiana del film Taxi, del regista iraniano Jafar Panahi, ad aprire l’ottava edizione del Film Festival Senza Frontiere (Casa del Cinema di Roma, dal 5 al 7 giugno), che ha come tema portante il concetto di libertà, inteso in tutte le sue accezioni.

Si accendono I riflettori quest’anno su temi come il Medio Oriente, la Russia, l’Iran attraverso una selezione di film provenienti da cinematografie internazionali con un filo conduttore che scorre attraverso i conflitti, i temi e i dilemmi del nostro tempo.

Orso d'oro al 65° Festival internazionale del cinema di Berlino, Taxi è stato girato in clandestinità a causa del divieto imposto dal governo iraniano. La pellicola raccoglie le testimonianze dei passeggeri del suo taxi, e dipinge uno spaccato eterogeneoo, multicolore e variegato della vita a Teheran.  La proiezione segna anche il debutto della neonata “Cinema”, casa di distribuzione creata da Valerio De Paolis.

In programma anche Monk with a Camera, diretto da Guido Santi e Tina Mascara,  è la biografia di Nicholas Vreeland (nipote della celeberrima Diane Vreeland) che ha lasciato i privilegi di una vita internazionale da fotografo di successo per diventare un monaco buddista tibetano.  Inviato dal Dalai Lama ad aprire e dirigere il Rato Monastery in India,  e’ tornato alla fotografia per raccogliere fondi e costruire il monastero.

Sempre in prima giornata troviamo The Fool, per la regia di Yuriy Bykov, che apre una finestra sulla corruzione in Russia che spesso è causa di morte e distruzione.

I tre film in programma nel pomeriggio di sabato 6 giugno sono dedicati a storie di bambini e adolescenti: My Neighborhood, regia di Jula Bacha, Redemption regia di Jon Alpert e Kes, regia di Ken Loach. Nella serata del secondo giorno A Girl Walks Home Alone at Night, diretto da  Ana Lily Amirpour, descritto come “il primo western di vampiri iraniano”, ma che sfugge a tutte le categorie. Qui la città fantasma immaginaria, la sua gente, un vampiro e la musica sono dense di emozioni e di atmosfera.

Il programma continua con la terza giornata in cui troviamo Gett - The Trial of Viviane Amsalem, diretto da Ronit Elkabetz e Shlomi Elkabetz in cui la protagonista lotta per la sua libertà da un marito che  non vuole lasciarla libera ed ha più potere dei giudici in una  Israele in cui un divorzio è possibile solo con l’approvazione del marito. A seguire Last Days in Vietnam, di Rory Kennedy, che ben descrive il un dilemma morale di militari e diplomatici americani alla fine della guerra del Vietnam: ubbidire agli ordini della Casa Bianca di evacuare solo i cittadini americani o rischiare l’accusa di tradimento e salvare la vita al maggior numero di vietnamiti possibile

Conclude il festival la proiezione di Citizenfour di Laura Poitras, che ha vinto il premio Oscar di quest’anno come migliore documentario, e che affronta il tema quanto mai attuale della mancanza di privacy in una società totalmente dipendente dalla tecnologia, problematica che Edward Snowden evidenzia attraverso l’incontro con la macchina da presa della regista.