“Da attrice, non oppongo dramma a commedia, ma verità a falsità. E recito sempre nello stesso modo”. Così Isabelle Huppert presenta Mon pire cauchemar (Il mio migliore incubo!, titolo italiano del distributore italiano), diretto da Anne Fontaine e a Roma fuori concorso. Isabelle interpreta Agathe, parigina, vita di lusso, marito inappuntabile (André Dussollier) e una fondazione d'arte da dirigere, mentre il suo peggior incubo si rivelerà Patrick (Benoit Poelvoorde), alcolizzato, precario e libertino: eppure…
“Vi prometto che non ho mai avuto nessun tipo di relazione con un uomo così! Ho tratto ispirazione dal padre di un compagno di classe di mio figlio: un uomo buffo, eccentrico e in situazione precaria, ma non uno sfigato, non una vittima. D'altronde, proprio i ragazzini sono un link democratico: non c'è ancora lo scisma culturale e sociale”, dice la regista di Coco Avant Chanel.
E parla della maschera di “questi due personaggi separati in tutto: per Agathe, quella della protezione, e dell'autocontrollo ossessivo, che è una forma di patologia moderna soprattutto per le donne, mentre Patrick indossa quella della volgarità. Solo quando le levano può nascere un sentimento d'amore, e a quel punto non c'è più cultura né status che tenga”. Da sempre“colpita dagli autodidatti, che riescono da soli a tirarsi fuori dalla propria definizione”, la Fontaine sottolinea: “In Italia l'hanno visto come un film politico, io non lo vedevo così”.
Viceversa, la Huppert afferma “Io sono solo un'interprete, non esprimo nulla di personale”, non si dice toccata dal suo status di “miglior attrice europea” e tesse l'elogio della commedia: “C'è più verità nella leggerezza, più vicinanza all'esperienza quotidiana, cosa che nei drammi avviene solo se sei depresso. Viceversa, spesso il travaglio interiore uno se lo deve immaginare”. Ma l'Agathe di Mon pire cauchemar è statto un ruolo liberatorio, dopo tante donne sofferte e tormentate? “Non mi libero con un film: lo faccio per piacere, nessuno è mai un peso insopportabile. Magari lo è per gli spettatori, ma non per me”.