"Con Lino scompare un maestro, un amico, un compagno di molte battaglie, in una parola un padre. È in nome di una continuità operativa e vitale che ci impegniamo a portare avanti, rinnovandoli, il suo modello e i suoi valori. Lino ci è vicino e festeggia con noi la quarantesima edizione della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro che ha fatto nascere". Con queste parole il direttore della Mostra, Giovanni Spagnoletti, e il curatore dell'Evento Speciale sui fratelli Taviani, Vito Zagarrio, hanno accompagnato la scomparsa del co-fondatore (con Bruno Torri) del Festival di Pesaro.
Lino Micciché si è spento questa mattina all'Ospedale Fatebenefratelli di Roma dopo una lunga malattia: non ancora settantenne, lascia la moglie, Maria Grazia Bonanno, e i figli Andrea e Francesco. Micciché sarà ricordato e salutato con una cerimonia laica nell'aula magna della sua università. L'appuntamento sarà alla facoltà di lettere di Roma Tre (dove ha insegnato Storia e critica del cinema e creato il DAMS) in via Ostiense 236, venerdì 2 luglio, alle 11. La salma sarà poi tumulata nel cimitero di Prima Porta. Critico cinematografico sin dai tempi dell'università, Micicché è stato anche regista, firmando diversi documentari d'impronta neorealista e "il più bel film di montaggio del cinema italiano" (Bruno Torri), All'armi siam fascisti (1962). Abbandonata la macchina da presa, si dedica completamente alla critica e allo studio del cinema: per trent'anni, dal 1959 è titolare della rubrica di cinema de L'Avanti!. Nel 1973 inizia a insegnare storia e critica del cinema a Trieste, poi a Siena e infine a Roma Tre dove istituisce e dirige per alcuni anni il DAMS. Saggista prolifico, dal 1971, in cui pubblica il suo primo libro, Morte a Venezia di Luchino Visconti, ha firmato oltre quaranta volumi soffermandosi particolarmente su Pasolini e il cinema italiano degli anni '60 e '70. Tra le cariche ricoperte da Micciché, spicca quella di presidente della Scuola Nazionale di Cinema nel quadriennio 1998-2002.