“Un travaglio”. Claudio Santamaria descrive così il processo di realizzazione della pellicola Il venditore di medicine, in uscita in 50 sale italiane dal 29 aprile con distribuzione Luce, usando un gioco di parole per la presenza nel cast di Marco Travaglio. La storia, presentata fuori concorso al Festival Internazionale del Film di Roma, si è aggiudicata il premio come miglior soggetto al BIFEST, ma porta con sé polemiche da parte dell'industria farmaceutica. Il progetto, infatti, ripercorre esempi di malasanità e smaschera il cosiddetto “camparaggio”, pratica illegale adottata per convincere i medici a prescrivere determinate medicine. L'attore interpreta un informatore medico, Bruno, disposto a tutto per raggiungere l'obiettivo.“L'argomento – spiega il protagonista – è delicato e abbiamo avuto difficoltà a trovare i finanziamenti. Noi lo affrontiamo dal punto di vista di colui che vende il prodotto, l'ultimo ingranaggio di questo meccanismo in una classe di lavoratori che inseguono un sogno di potere e di successo. Ma è un'illusione: non saranno mai più di questo. E infatti il personaggio distrugge quello che di bello ha intorno, ma non lo giudico, anzi lo considero una vittima e una cavia, che mi fa molta pena”.Non la vede così Isabella Ferrari, capoarea del settore: “A me questo ruolo spaventa perché mi sono accorta che molti sanno ma nessuno parla. Anche se lei lo fa per salvare il posto resta una carogna”.“L'idea – spiega il regista Antonio Morabito – è nata quando mio padre si è ammalato di fibrosi, anche se non voglio riproporre la mia storia personale. In quel periodo mi sono occupato della ricerca di un farmaco e così è nato un film, che non vuole essere un documentario né un'inchiesta. E comunque durante la lavorazione abbiamo avuto email di protesta, l'Ospedale oncologico di Bari si è tirato indietro a tre giorni dall'inizio delle riprese e un paio di medici ha ritirato la disponibilità ad usare gli studi privati”. Il progetto, coprodotto da Classic di Amedeo Pagani e Peacock film, ha invece attirato plausi in Svizzera. Gli interpreti, intanto, professano avversione per le cure tradizionali: “Da tanti anni mi curo omeopaticamente – dice Santamaria – e ho anche lo stesso medico di Isabella Ferrari. Non potrò mai dimenticare quando un dottore mi ha riportato l'insegnamento del suo professore che gli ha detto di non guarire mai totalmente il paziente, per non perdere un cliente. Ecco perché ho voluto fortemente questo film”. Attualmente si trova sul set dell'opera prima di Gabriele Manetti, Lo chiamano Jeeg Robot, dopo aver girato "torneranno i prati" di Ermano Olmi sulla Prima Guerra Mondiale. La collega invece ha ultimato le riprese della serie In Treatment per Sky e La vita oscena di Renato De Maria.