Trent’anni e non sentirli. E chi meglio del celebre Old Boy per dirlo? L’indagatore dell’incubo partorito tre decenni or sono da Tiziano Sclavi festeggia il suo trentesimo compleanno, e lo fa in grande stile. Da casa Bonelli infatti l’annuncio che Dylan Dog avrà un albo celebrativo (nelle edicole da domani, 29 settembre) tutto a colori, con storia di Roberto Recchioni e disegni di Gigi Cavenago, intitolato Mater Dolorosa.

Prima il fiasco, “un morto nelle edicole” venne definito dal distributore che, il 26 settembre 1986, per la prima volta portò le paurose indagini di Dylan Dog sugli scaffali. Poi, d’improvviso, il successo clamoroso. Sembra quasi di narrare l’avventura cinematografica di Dario Argento che, col suo esordio L’uccello dalle piume di cristallo (1970), pensava d’aver fatto un flop clamoroso per poi registrare nel giro di poche settimane incassi sbalorditivi. Il paragone non è casuale dato che, come altri Master of Horror (Craven, Carpenter, Romero..), Argento è stato ed è uno dei principali riferimenti per gli sceneggiatori di Dylan Dog. E il titolo in uscita non lascia infatti impassibili gli argentiani, con quel palese riferimento alla trilogia delle madri (Mater Tenebrarum, Suspiriorum, Lacrimarum) avviata quasi quarant’anni fa dal regista romano.

Ma Dylan Dog, oltre a rifarsi al cinema di genere, ne è anche stato protagonista. E seppur stroncato da critica e pubblico, Dylan Dog di Kevin Munroe (2011) con protagonista Brandon Routh ne è la prova. O meglio, la conferma. Difatti, seppur sotto altre vesti, già nel ’94 il personaggio culto ideato da Sclavi fa la sua prima apparizione sul grande schermo incarnato da un impeccabile e quanto mai credibile Rupert Everett. Tratto dal romanzo di Tiziano Sclavi Dellamorte Dellamore (1983), nel quale l’autore getta le basi per quello che di lì a breve, affinandolo, sarebbe diventato Dylan Dog, il film diretto da Michele Soavi è stata la prima coraggiosa prova di portare su celluloide il cupo Old Boy. Non osannato dalla critica, con scarsi risultati ai botteghini, Dellamorte Dellamore è ad oggi assurto a cult assoluto. E se l’indagatore dell’incubo Dylan Dog è la storia, il becchino del cimitero di Buffalora Francesco Dellamorte è la preistoria. Tutto ha origine da quel volumetto folle, demenziale e macabro buttato su carta da un ispirato Sclavi in una delle sue fasi di ordinaria follia creativa. E per i fan, e sono tanti, una notizia che suona incredibile giunge dalle desolate e cariche di foschia lande lombarde: Tiziano Sclavi torna a scrivere per Dylan Dog, e segna il suo ritorno con un albo che uscirà nelle edicole il 29 ottobre intitolato Dopo un lungo silenzio.