Tratto dall’omonima opera di Robert Domes e basato sulla vera storia del tedesco Ernst Lossa, tredicenne jenisch che si ribellò al brutale metodo di eliminazione Aktion T4 introdotto dal regime nazista e promosso come ‘eutanasia’, arriva nelle sale dal 19 gennaio, in prossimità della giornata della memoria e distribuito da Good Films, Nebbia in Agosto di Kai Wessel.

Ernst, un ragazzino orfano di madre e disadattato, viene confinato in un’unità psichiatrica per via della sua indole ribelle. Qui nota che diversi pazienti vengono uccisi sotto la supervisione del dott. Veithausen, che parteggia per il partito nazionalsocialista e presta il suo servizio al Reich introducendo un brutale metodo di eliminazione degli internati considerati non puri. Dalla malattia mentale agli handicap fisici, l’Aktion T4 viene estesa anche a livello razziale. Ernst, sano e intelligente ma dal carattere ribelle, finirà nella lista nera del dott. Veithausen.

“È ormai un appuntamento annuale che da quattro anni consideriamo una ricorrenza da celebrare portando in sala un film che tratti il difficile e tragico tema che vede al centro delle diverse produzioni il nazismo”, dichiara Francesco Melzi della Good Films, che aggiunge: “Ogni anno sono centinaia le classi degli istituti scolastici che prendono parte a proiezioni sul tema in occasione del giorno della memoria. È soprattutto a loro che speriamo di parlare”.

Al fianco del Presidente dell’Ospedale Israelitico Bruno Sed, lo storico Marcello Pezzetti, uno dei massimi studiosi della Shoah, che specifica: “Non definiamola eutanasia! La T4 non corrisponde a una volontà espressa dal paziente, ma è un omicidio di massa. È toccante che sia stato realizzato un film su questo specifico tema, introdotto dai nazisti proprio attraverso la divulgazione del film “Io accuso”. È importante che un film smantelli il concetto di eutanasia del Reich, in realtà vero e proprio metodo di eliminazione poi adottato nei campi di sterminio e che ha visto coinvolti gli stessi medici protagonisti dell’Aktion T4. Il lavoro di Wessel è commovente, ma mai in senso retorico. Nessun personaggio lo si può definire stereotipato ed è interessante come il sistema d’eliminazione venga posto dal regista sotto diversi sguardi: quello dei pazienti, dei bambini, di chi la vive, di chi cerca di proteggere le vittime e quello dei medici”.

La produzione si è avvalsa per la realizzazione del film della consulenza del Prof. Michael von Cranach, medico  e direttore della Clinica Psichiatrica Kaufbeuren dal 1980 al 2006, il quale ha contribuito a far luce sui crimini dell’eutanasia.

“L’ospedale dev’essere un luogo dove far maturare l’interesse verso il paziente”, ha concluso Sed, aggiungendo: “È importante conoscere determinate tragedie. Per questo, noi rappresentanti di una realtà così sensibile alla Shoah, ringraziamo produttori e distributori per l’attenzione che rivolgono al tema”.