(Cinematografo.it/Adnkronos) - E' morto oggi all’età di 88 anni nell’ospedale Santa Maria di Terni, dove era ricoverato da qualche giorno, l’attore Gastone Moschin. Nato come attore di teatro diventò celebre per la sua interpretazione dell’architetto Melandri in Amici miei, il film diretto da Mario Monicelli poi diventato una saga.

Moschin, che già da alcuni anni era seguito dall’equipe di Cardiologia dell’ospedale Santa Maria di Terni, era stato ricoverato lo scorso 30 agosto a seguito di un peggioramento di una grave cardiopatia cronica e il 31 agosto era stato trasferito dalla Cardiologia all’Unità di terapia intensiva cardiologica (Utic), dove si è spento questo pomeriggio poco prima delle ore 18.

Nato a San Giovanni Lupatoto nel 1929, negli anni cinquanta Moschin entra prima nella Compagnia del Teatro Stabile di Genova e del Piccolo Teatro di Milano e poi collabora con il Teatro Stabile di Torino (Zio Vanja, di Čechov, 1977; I giganti della montagna, di Pirandello, 1979). Nel 1968 interpreta il ruolo di Lopachin dell’opera Il giardino dei ciliegi di Anton Cechov, diretto da Mario Ferrero. Nel 1983 forma una propria compagnia teatrale, presentando tra l’altro Sior Todero brontolon di Goldoni (1983), Uno sguardo dal ponte (1984), Erano tutti miei figli (1989) di Miller e Il gabbiano di Čechov (1990).

Attore poliedrico approda al cinema nel 1955 con La rivale, di Anton Giulio Majano. Nel 1959 esordisce nella commedia all’italiana con la pellicola Audace colpo dei soliti ignoti, ma il ruolo che lo farà emergere sarà quello del codardo Carmine Passante nel film Gli anni

ruggenti del 1962. Un anno dopo interpreta un quarantenne deluso in La rimpatriata di Damiano Damiani e un camionista innamorato in La visita di Antonio Pietrangeli.

Nel 1965 arriva uno dei suoi primi successi con il ruolo di Adolf nella commedia d’azione Sette uomini d’oro, film cult che generò un sequel (Il grande colpo dei sette uomini d’oro) e un paio di imitazioni/variazioni, sempre con Moschin protagonista. Il 1966 è l'anno di due importanti interpretazioni drammatiche, nell’autobiografico Le stagioni del nostro amore di Florestano Vancini e nel memorabile Signore & signori di Pietro Germi, che gli regala un Nastro d’argento come miglior attore non protagonista. Vengono poi nel 1968 l’avvocato guascone di Italian Secret Service e quello onnipotente e cinico del grottesco Sissignore di Ugo Tognazzi, e in Dove vai tutta nuda? di Pasquale Festa Campanile, con Tomas Milian e Maria Grazia Buccella.

Nel 1969 Moschin esordisce nello spaghetti western con Gli specialisti dello specialista, che non ottenne un grande successo commerciale. Un anno dopo interpreta un raro esempio di film fantasy italiano, L’inafferrabile invincibile Mr. Invisibile di Antonio Margheriti e nel 1971 è un laido monsignore in Roma bene di Carlo Lizzani. Nel 1972 è l’ambiguo Ugo Piazza del celebre noir Milano calibro 9, di Fernando Di Leo, con Barbara Bouchet e Mario Adorf, uno dei film capostipiti del genere poliziottesco.

Lo stesso anno sostituisce Fernandel in Don Camillo e i giovani d'oggi. Nel '73 interpreta la parte di un convincente Filippo Turati ne Il delitto Matteotti e nel '74 viene chiamato da Francis Ford Coppola per il ruolo del bieco Don Fanucci ne Il padrino - Parte II. Ma la grande popolarità e il successo arriva nel 1975 quando nella saga di Amici miei diretto da Mario Monicelli in cui Moschin veste i panni dell’architetto Rambaldo Melandri al fianco di Ugo Tognazzi, Philippe Noiret, Adolfo Celi e Duilio Del Prete. Il primo film della saga si classifica al primo posto negli incassi della stagione.

Il seguito di Amici miei, sempre diretto da Monicelli e con Renzo Montagnani che sostituisce Duilio Del Prete, esce nel 1982 e si rivela il terzo incasso stagionale ed il film italiano più visto dell’anno. Il terzo film della saga, diretto da Nanni Loy, esce nel Natale del 1985, e pur avendo un successo inferiore, regala a Moschin un secondo Nastro d’Argento.

Chiusa la trilogia di Amici miei, le apparizioni di Moschin si diradano sempre di più. L’ultima interpretazione dell’attore per il grande schermo è del 1997, nel discusso Porzus di Renzo Martinelli. Comparirà però nel 2010 nel documentario L’ultima zingarata, dedicato alla realizzazione della serie di Amici miei.

Intensa anche l’attività televisiva di Moschin, che inizia nel 1955 con Istantanea sotto l’orologio di Gastone Tanzi ma il successo arriva nel decennio successivo grazie ad alcuni popolari sceneggiati di Sandro Bolchi, fra cui Il mulino del Po (1963) e I miserabili (1964), nella parte del protagonista Jean Valjean. Nel 1981 doppia Roboleon e altri personaggi del cartone animato Daikengo.

Nel 1991 Moschin recita nel telefilm francese Macaronì, ispirato al romanzo autobiografico di François Cavanna, figlio di un muratore italiano immigrato a Nogent-sur-Marne in Francia, dove interpreta il ruolo del padre di Cavanna. Nel 2000 e nel 2001 partecipa alle prime due stagioni delle serie televisive Don Matteo e Sei forte maestro, che rappresentano le sue ultime interpretazioni. Dal 1990 Moschin va a vivere a Capitone, vicino a Narni, dove installa anche un maneggio di cavalli, divenuto il primo centro di ippoterapia dell’Umbria.