Il documentario si fa spazio nella programmazione della 40ª Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro: come ha ribadito il direttore Giovanni Spagnoletti "non è una novità come da qualche tempo a questa parte, il cosiddetto cinema di non-fiction stia attirando sempre più l'interesse del pubblico e della critica". Basti pensare alla vittoria a Cannes di di un documentario, Fahrenheit 9/11, a cinquant'anni dall'ultima volta: l'ottica militante di Moore è la medesima che si riscontra in numerose opere presentate a Pesaro. È il caso dei Fluid Video Crew, protagonisti di una seguita retrospettiva. Nato nel 1995 a Roma, il collettivo dei quattro registi (Davide Barletti, Edoardo Cicchetti, Lorenzo Conte, Mattia Mariani) ha acquisto fama con l'uscita nelle sale dell'opera prima, Italian Sud-Est, presentata alla 60ª Mostra di Venezia, ma la sua produzione conta circa 50 video, in cui la documentazione della scena contro-culturale internazionale e la contro-informazione per il circuito dei centri-sociali assumono particolare rilievo. Da In diretta dal braccio della morte vi parla Mumia Abu Jamal, una denuncia-riflessione sulla detenzione nel braccio della morte del leader afro-americano, a Music & Fluid, una serie di video di concerti di gruppi antagonisti (Sud Sound System, Assalti Frontali, Fugazi), da Off Line Tv, su uno dei primi esperimenti di televisione autogestita nato all'interno del Festival di cinema underground al Forte Prenestino di Roma, a Newsreels, "cine-giornali" militanti che raccontano cortei, sgomberi, battaglie per i diritti civili e scontri con la polizia, la "missione" del collettivo, il gruppo ha iscritto nelle immagini il senso di una militanza ideologica e civile. Oltreoceano il panorama non cambia, almeno considerando le opere di Thom Andersen e di Travis Wilkerson, appartenenti a due generazioni di documentaristi americani per i quali "l'arte è la politica di domani". Con Red Hollywood, Andersen sconfessa l'affermazione di Wilder circa la mancanza di talento di otto dei "dieci cineasti comunisti" di Hollywood, che dal 1932 al 1952 affrontarono nei loro film temi scomodi quali razzismo, guerra e crimini. Con An Injury to One, il giovane Wilkerson  ricostruisce invece l'omicido del sindacalista Frank Little nella città di Butte (Montana) in puro stile agit-prop. L'utilizzo dei pannelli e il rapporto dialettico tra immagine e testo cari a Wilkerson dominano anche Accelerated Under-Development: in the Idiom of Santiago Alvarez, in cui il tributo all'opera e alla vita del filmaker cubano è l'occasione per mettere alla berlina l'operato USA in Vietnam e America Latina.