Non solo Jafar Panahi, Abbas Kiarostami oppure Shirin Neshat. Il cinema iraniano contemporaneo sta mostrando una grande vitalità artistica e produttiva. Le ultime novità sul cinema iraniano sono ora in sala, tutte da scoprire per gli spettatori italiani. Anzitutto Un mercoledì di maggio (2015) di Vahid Jalilvand, in Concorso nella sezione Orizzonti alla 72. Mostra del Cinema della Biennale di Venezia dove ha vinto il Premio Fipresci, Nahid (2015) della regista Ida Panahandeh, Future Promising Prize al Festival di Cannes 2015, e ancora A Girl Walks Home Alone at Night (2014) di Ana Lily Amirpour, con protagonista una ragazza vampiro, presentato al Sundance Film Festival e alla 9. Festa del Cinema di Roma. Ultimo, il nuovo film divertente e avventuroso di Mani Haghighi, A Dragon Arrives! (2016) presentato in Concorso alla 66. Berlinale.

Quattro film della rassegna Nuovo cinema Teheran proposta da Academy Two, che li distribuisce dal 23 giugno. Il cinema iraniano a seguito della sua lunga e prestigiosa tradizione, sta mostrando nuovamente una freschezza, una corrente di registi di rilevanza nazionale e internazionale, capaci di approcci innovativi e sperimentali. Negli ultimi anni l’industria cinematografica iraniana ha dimostrato una crescita sia sul fronte degli incassi che sulla quantità dei prodotti; ha dato maggiori possibilità ai giovani filmmaker di farsi conoscere con i propri lavori. La rassegna sul nuovo cinema iraniano è stata una preziosa occasione per conoscere dunque questo interessante fermento culturale.

Nahid, primo film della regista iraniana Aida Panahande, laureata in cinema nell’università dell’arte di Teheran, racconta  i tentativi di una donna (Nahid) di cambiare la propria condizione di vita, nel momento in cui conosce un giovane uomo (Masoud) mentre cerca di liberarsi dal suo ex marito e mantenere anche suo figlio. Ahmad, l’ex marito di Nahid, prova a recuperare il passato nonostante lei lo rifiuti. Il film si svolge in una piccola città a Nord dell’Iran vicino al Mar Caspio.

A Girl Walks Home Alone at Night è invece l’opera di Ana Lily Amirpour, scrittrice e regista, nota anche per I feel stupid (2012) e A little suicide (2012). È un “Iranian vampire spaghetti western”, così lo definisce Amirpour, la storia nella città fantasma di Bad City, posto che puzza di morte e solitudine, dove i cittadini non sono a conoscenza che vengono inseguiti da un vampiro solitario. Un mercoledì di maggio è il film che affronta la critica e la lode dell'uomo, secondo quanto afferma il regista Vahid Jalil Vand, un’opera sociale che racconta di conflitti e caos causati da un annuncio non convenzionale su un giornale.

Tra le opere più significative però c’è A Dragon Arrives! di Mani Haghighi, con Amir Jadidi, Homayoun Ghanizadeh, Egsan Goudarzi, Kiana Tajammol, Nader Fallah. Il film è stato presentato al Festival di Berlino nel 2016, in Concorso, dove Haghighi era arrivato già nel nel 2006 con Men at Work e nel 2012 con Modest Reception.

La storia è ambientata nel gennaio del 1965, quando il Primo Ministro iraniano viene ucciso davanti al palazzo del Parlamento. All'interno di un relitto sull'antica isola di Qeshm, nel Golfo Persico, un prigioniero politico (un marxista-leninista) esiliato si è impiccato. Babak Hafizi, l'ispettore della polizia segreta dell’Iran, SAVAK, viene chiamato a indagare e verificare il rapporto tra quella morte e il giovane esiliato. Hafizi gradualmente si trova ad affrontare strani fenomeni e diversi eventi durante la sua indagine sull'isola: lui scopre che secondo una leggenda ogni volta che un corpo viene sepolto nel cimitero dell’isola si verifica un terremoto!

Il film è basato su una storia vera, fatto confermato anche da alcune interviste tra cui quella del regista del film Mani Haghighi. Progressivamente, durante la visione, la certezza dello spettatore vacilla. Tra i personaggi principali del film, che non spiccano per particolari caratteristiche, c’è Hafizi che gioca un ruolo importante. È lui che per primo inizia a indagare sulle cause del terremoto.

Il film è caratterizzato da un’eterogeneità di generi che sovrappone costantemente più dimensioni, reale, onirica e allegorica. È un approccio simbolico e metaforico; per la complessità della distinzione tra realtà e finzione può rientrare nel genere surrealista. Dunque, per comprendere il film è fondamentale cogliere gli elementi metaforici e simbolici delle scene. Per esempio, il ricorrere della figura del cammello oppure la presenza di una nave abbandonata, luogo metaforico di eventi straordinari in cui è stato imprigionato il giovane esiliato. Inoltre, elemento significativo è l’esistenza di un drago sotto il cimitero che appena un cadavere viene seppellito ruggisce e la terra si spezza. Il film in realtà è un approfondimento della storia dell’Iran. Il cimitero, la cui storia si riferisce all’epoca della sfida tra soldati dell’Iran e quelli del Portogallo, che alla fine ha portato alla partenza del portoghesi dal Golfo Persico e alla conquista dello Stretto di Hormoz, è il luogo nel quale i corpi dei defunti dei nemici sono sepolti. Forse per questo fatto il cimitero non accetta mai dei corpi iraniani. Quindi il drago che vive sotto la terra del cimitero potrebbe essere il simbolo del potere dell’Iran che un giorno molto lontano è stato capace di vincere la sfida con la superpotenza mondiale dell’epoca. Infatti, la forza del Paese si è smarrita nella zona desolata del Sud dell’Iran: “Il drago oggi si vede nelle strade di Teheran però non ha alcun potere più ed è stato indebolito”. Così dice il personaggio di Keivan nel film.