Un giorno perfetto

ITALIA 2008
L'onorevole Elio Fioravanti ha in programma un'intera giornata di comizi elettorali. Intanto, sua moglie Maja scopre di essere incinta, suo figlio Aris, nato da un precedente matrimonio, viene promosso a un esame universitario senza meritarlo e sua figlia Camilla festeggia il compleanno. Antonio, agente di scorta dell'onorevole, vede la moglie Emma per l'ultima volta. Lei ha perso il suo lavoro in un call-center, il loro figlio Kevin è invitato ad una festa, mentre la figlia Valentina gioca una partita di pallavolo. Nel frattempo la professoressa Mara ha un appuntamento col suo amante. Ricchi, poveri, privilegiati e precari, mondi diversi e lontani tra loro, destinati ad incrociarsi nell'arco di 24 ore.
SCHEDA FILM

Regia: Ferzan Özpetek

Attori: Valerio Mastandrea - Antonio, Isabella Ferrari - Emma, Stefania Sandrelli - Adriana, Monica Guerritore - Mara, Nicole Grimaudo - Maja, Valerio Binasco - Elio Fioravanti, Angela Finocchiaro - Silvana, Federico Costantini - Aris, Nicole Murgia - Valentina, Gabriele Paolino - Kevin, Milena Vukotic - Professoressa di Aris, Serra Yilmaz - Gelataia, Christian Serritiello - Turista, Fausto Maria Sciarappa - Commissario, Giulia Salerno - Camilla

Soggetto: Melania Mazzucco - romanzo

Sceneggiatura: Sandro Petraglia, Ferzan Özpetek

Fotografia: Fabio Zamarion

Musiche: Andrea Guerra

Montaggio: Patrizio Marone

Scenografia: Giancarlo Basili

Costumi: Alessandro Lai

Effetti: Christian Gazzi

Suono: Marco Grillo

Durata: 102

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: 35 MM

Tratto da: romanzo omonimo di Melania Mazzucco (ed. Rizzoli, 2005)

Produzione: DOMENICO PROCACCI PER FANDANGO IN COLLABORAZIONE CON RAI CINEMA

Distribuzione: 01 DISTRIBUTION - 01 DISTRIBUTION HOME VIDEO

Data uscita: 2008-09-05

TRAILER
NOTE
- PREMIO FRANCESCO PASINETTI (SNGCI) COME MIGLIOR PROTAGONISTA FEMMINILE A ISABELLA FERRARI ALLA 65. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2008).

- ISABELLA FERRARI E' STATA CANDIDATA AL NASTRO D'ARGENTO 2009 COME MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA.
CRITICA
"Il film è tratto con diverse libertà dal romanzo di Melania Mazzucco, è stato trasformato in sceneggiatura da Sandro Petraglia e poi rimaneggiato almeno per quattro stesure dallo stesso regista che, all'originale letterario, ha levato forza distruttiva e aggiunto una coralità femminile da serie tv. (...) Il tema dell'esasperazione passionale, del dramma della gelosia, di eros che si accoppia con thanatos è immortale, e quindi niente da dire. Ma ad un autore il compito di trovare una chiave personale e possibilmente originale per raccontarlo. Ozpeteck questo sforzo non lo fa, adagiandosi a tutti gli stereotipi del genere. Uomini cattivi e confusi, donne malmenate ma coraggiose, figlietti carini e vittime. Mastandrea, che nella pellicola fa la guardia del corpo del politico e dovrebbe incarnare la violenza della passione, sembra un agente da 'Distretto di polizia' improvvisamente uscito di testa. Non ha storia, non ha tridimensionalità, nessun fuoco che gli bruci le vene. Isabella Ferrari è rinchiusa nel suo ruolo di bella maledetta e trasformata in popolana con due straccetti stonati addosso. La fotografia (di Fabio Zamarion) a parte qualche guizzo iniziale, è buttata lì, un'accozzaglia di primi piani sofferenti e qualche campo lungo. Ognuno, per carità, fa al meglio la sua parte (bella Stefania Sandrelli e anche la fantasmatica Angela Finocchiaro con tre scene che fa fruttare al massimo), ma tutti scontano la mancanza di un vero sguardo". (Roberta Ronconi, 'Liberazione', 31 agosto 2008)

"Per la prima volta alle prese con una storia non sua, Ferzan Ozpetek vince la scommessa e fa un 'film di Ozpetek'. (...) E' una storia estrema di gelosia e violenza con risvolti da cronaca nera, quella affrontata dal regista italo-turco. Ma il pubblico, affezionato al cantore delle emozioni, così bravo a indagare nei piccoli grandi sentimenti quotidiani, non rimane deluso e sullo schermo ritrova perfino certe coordinate familiari: il Gazometro, l'attrice turca Serra Yilmaz, la musica di Andrea Guerra. Ozpetek si è affidato alla sceneggiatura di Sandro Petraglia e a un cast in stato di grazia. E' efficace, mai sopra le righe Valerio Mastandrea nel ruolo di Antonio, il poliziotto che non si rassegna alla separazione e perseguita l'ex moglie Emma fino alla tragedia finale: nei suoi occhi passano la passione malata, il furore, la follia. Isabella Ferrari, con i capelli malamente decolorati e i vestiti volgari, è formidabile nella parte della disperata che si arrabbatta per vivere e cerca di proteggere i suoi figli". (Gloria Satta, 'Il Messaggero', 31 agosto 2008)

"Tradizionale il nuovo film di Ozpetek, che accettando l'invito della Fandango di filmare il romanzo 'Un giorno perfetto' della Mazzucco e sceneggiandolo con Sandro Petraglia dimostra per prima cosa la voglia di cambiare pelle. Basta con il ritratto di un quotidiano consolatorio e amicale (com'era il mondo delle 'Fate ignoranti' o di 'Saturno contro') e spazio invece al ritratto delle tante infelicità che si possono incrociare in una giornata che perfetta non sarà certo. (...) Non tutto funziona però come dovrebbe. Se la storia di Emma e Antonio convince e coinvolge, per l'ottima prova della Ferrari e di Mastandrea ma anche per una partecipazione emotiva che non spinge mai troppo il pedale, che fa intuire più che spiegare e riesce a restituire sia la giustezza dell'ambientazione che il dolore della sofferenza... se insomma Ozpetek dimostra di 'crederci' e di appassionarsi a quello che racconta, lo stesso non si può dire degli altri personaggi e delle altre situazioni, dove si respira un'aria più fasulla, inutilmente programmatica. Nonostante gli sforzi degli attori, a cominciare da un sempre bravo Valerio Binasco. Così, alla fine, resta la sensazione di un film sospeso, dove il mestiere è venuto in aiuto dei momenti in cui il cuore si è come preso una vacanza (o in cui la sintonia tra testo e regista scricchiolava), dando forza alla sensazione che la troppa fedeltà al romanzo abbia finito per frenare l'ispirazione". (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 31 agosto 2008)

"E' come se 'Un giorno perfetto' raccontasse un giorno con più di 24 ore, o contenesse altri film che per forza di cose rimangono solo abbozzati. Ozpetek, si sa, ha talento per il melodramma: e il mélo è un genere in cui si deve anche esagerare. Ma qui c'è troppa carne al fuoco, con l'ambizione di dire troppe cose sull'Italia di oggi. Valga, per tutte, la famiglia dell'onorevole; con una moglie morta suicida, un figlio che odia il padre e vuole fuggire in Spagna, una nuova moglie giovanissima che scopre di essere incinta e sembra accettare la corte del figliastro... Forse 'Un giorno perfetto' doveva intitolarsi 'Molti giorni perfetti'. Titolo impossibile, perché i giorni perfetti sono merce rara". (Alberto Crespi, 'L'Unità', 31 agosto 2008)

"È questa ossessione, anche più che nell'originale letterario, la vera nota dominante del film, portata al diapason, tesa fino allo spasimo, così freneticamente martellata e dosata da giustificare, narrativamente e psicologicamente, il bagno di sangue che alla fine la sommergerà. Senza un momento di requie, senza una pausa anche quando, questo o quell'episodio secondario, potrebbe rallentare il clima di tensione che dilaga tutto. Disegna, con dura evidenza, questa ossessione, Valerio Mastandrea che, nelle vesti di Antonio, pur senza mai eccedere, ci propone un personaggio al limite addirittura dello strazio. Gli tien testa magnificamente Isabella Ferrari che, specie in un finale del tutto nuovo, attinge a vette di scabra tragicità". (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 31 agosto 2008)

"Da un titolo di cronaca nera, del tipo: 'Agente di scorta psicolabile uccide i figli e si toglie la vita', dietro il quale c'è sempre un universo inavvicinabile di emozioni laceranti e scelte irrazionali, viene il romanzo di Melania Mazzucco da cui il film di Ferzan Ozpetek (sceneggiatura di Sandro Petraglia) 'Un giorno perfetto'. Com'è andata? Abbiamo visto un fotoromanzo tragico a mezzo cinema, un dispersivo e ambizioso collage di piccole e grandi disfatte prive di spessore, un Matarazzo squilibrato (tra teatralità e fiction televisiva) aggiornato al tempo delle famiglie disgregate, dei gesti autolesionisti e delle scorte a politici venduti. (...) A occhio, i problemi che fanno di questo settimo lungometraggio forse il meno riuscito del regista di 'Le fate ignoranti' e 'Saturno contro', è una maldestra fiducia nei colori forti di superficie a scapito del senso e delle
radici dei fatti. Non è un film nelle corde di Ozpetek, cineasta di sfumature e piccole scoperte d'identità". (Silvio Danese, 'Quotidiano Nazionale', 31 agosto 2008)

"Ozpetek non è un regista da 'festival', non è insensibile alle reazioni della tribù critica ma soprattutto parla al cuore delle platee, lo sa fare e sa di saperlo fare. Qui si prende un romanzo cupo e lo ammorbidisce, vira nel suo prediletto senso sentimentale. I personaggi cambiano tono e temperatura ma la Emma di Isabella Ferrari è fedele e centrata". (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 1 settembre 2008)

"Il regista, che per la prima volta affronta un testo non scritto per lui, nonostante le molte manipolazioni del romanzo sembra come intimidito, in soggezione; la scena meglio realizzata è quella del tentativo del marito separato di violentare la moglie in un cespuglio; tra tanto amore e dolore, l'emozione nasce soltanto di fronte a Roma notturna, così splendida nel buio che ne occulta le magagne e ne esalta la bellezza dalle tinte orientali". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 31 agosto 2008)

"In 'Un giorno perefetto' Ozpetek non lavora, come era usa fare fin qui, su ambienti che ben conosce. Sulla traccia di un romanzo della Mazzucco si spinge in una sorta di terreno sconosciuto e dopo essersi a lungo soffermato con simpatia sui due figli della coppia in crisi a un certo punto narra di un celebre avvocato alle prese con un onorevole implicato in un caso di corruzione. Forse per questa 'lontananza' i personaggi del film, pur interpretati con partecipazione da ben scelti attori, non rendono al loro meglio. Sono poveri di 'spessore'". (Francesco Bolzoni, 'Avvenire', 31 agosto 2008)