Tanna

4/5
Tra mare, foreste e lande di cenere e pietre, un emozionante e suggestivo Romeo e Giulietta nell’isola sconosciuta dell’arcipelago delle Vanuatu

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AUSTRALIA 2015
Pacifico meridionale. Wawa si innamora di Dain, nipote del capo tribù. In seguito a un conflitto tra gruppi rivali, la ragazza viene promessa sposa a un uomo più grande come accordo di pace. Wawa è ignara di tutto e quando scopre cosa è stato deciso per il suo futuro, scappa insieme a Dain. Una scelta difficile, al di là di cultura e tradizione.
SCHEDA FILM

Regia: Bentley Dean, Martin Butler

Attori: Mungau Dain - Dain, Marie Wawa - Wawa, Marceline Rofit - Selin, Chief Charlie Kahla - Chief Charlie, Albi Nangia - Sciamano, Lingai Kowia - Padre di Wawa, Dadwa Mungau - Nonna di Wawa, Linette Yowayin - Madre di Wawa, Kapan Cook - Se stesso, Chief Mikum Tainakou - Imedin Chief

Sceneggiatura: Bentley Dean, Martin Butler, John Collee

Fotografia: Bentley Dean

Musiche: Antony Partos

Montaggio: Tania Nehme

Durata: 104

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: DCP

Produzione: MARTIN BUTLER, BENTLEY DEAN, CAROLYN JOHNSON PER CONTACT FILMS

Distribuzione: TYCOON DISTRIBUTION (2017)

Data uscita: 2017-05-04

TRAILER
NOTE
- LA SCENEGGIATURA È STATA SCRITTA IN COLLABORAZIONE CON LA POPOLAZIONE DI YAKEL.

- PREMIO DEL PUBBLICO PIETRO BARZISA COME MIGLIOR FILM E PREMIO FEDEORA PER LA MIGLIOR FOTOGRAFIA ALLA 30. SETTIMANA INTERNAZIONALE DELLA CRITICA (VENEZIA, 2015).

- CANDIDATO ALL'OSCAR 2017 COME MIGLIOR FILM STRANIERO.
CRITICA
"Si fa esperienza di una sensazione insolita quando si è messi di fronte a 'Tanna' (...). Una sensazione che cresce man mano che si procede nella visione, sorpresi e affascinati al contempo dalla distanza che esiste tra le immagini e i personaggi, tra il fascino (e la bellezza) della natura selvaggia in cui si svolge il film e la selvaggia primitività dei suoi attori. La macchina da presa è la guida per entrare in una specie di paradiso perduto, il cui fascino si ingigantisce grazie all'eleganza delle riprese, alla ieratica composizione delle inquadrature, alle sfumature e al contrasto dei colori , anche se poi lo sguardo è come risvegliato dall'inattualita dei corpi e dei volti che in quel mondo incantato si muovono e agiscono." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 1 maggio 2017)

"Girato sui luoghi dell'azione- alle pendici del vulcano sacro Yahul -e con attori spontanei' ( gli aborigeni ), il film racconta una storia universale senza abbandonarsi a eccessi di pittoresco. Il che non gli impedisce di adottare una struttura narrativa leggibile, con tanto di setup e payoff come in un classico americano." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 4 maggio 2017)

"(...) è uno di quei film che punta sulla verità della storia (un didascalia all'inizio lo mette subito in chiaro) e su un contesto dichiaratamente eccentrico al nostro sguardo. (...) Il dubbio che assale, vedendo un film nel quale Io stile documentario e la messa in scena si mescolano continuamente, è se la vicenda rappresentata, di fatto una storia d'amore ostacolata da interessi superiori, sia universale al punto da poterci identificare in quanto abitanti del pianeta Terra, o se per caso le vite di persone irriducibili ai nostri schemi siano state incluse a forza in un racconto costruito per il nostro gusto. In altre parole, Omero, Shakespeare e Manzoni sono i rappresentanti dell'esistente a qualsiasi latitudine o certa antropologia ha il sapore indelebile del colonialismo?" (Mazzino Montinari, 'Il Manifesto', 4 maggio 2017)

"Da non scambiare, e abbandonare, per documento etnografico o film antropologico per specialisti solo perché è ambientato, con interpreti locali, tra i villaggi di alcune delle rare tribù al mondo ancora fedeli all'esclusiva tradizione della foresta (...). Giulietta e Romeo in nauvhal è corretto, ma aggiungete il brivido, a volte, miracoloso, di un viaggio ancestrale tra natura e cultura." (Silvio Danese, 'Nazione-Carlino-Giorno', 4 maggio 2017)

"Osannato dalla sua première mondiale veneziana - dove ha vinto la Settimana Internazionale della Critica 2015 - alla Notte degli Oscar dove concorreva quale miglior film straniero, 'Tanna' naviga ben oltre l'esperimento antropologico dei due documentaristi (deb 'in finzione') australiani Dean e Butler: dal lavoro profondo e radicato di 5 anni sul territorio emerge un film drammaturgicamente maturo, recitato da non attori che hanno 'imparato' a riproporre se stessi, e motivato dal desiderio di mescolare antiche tragedie ('Romeo e Giulietta') a drammi contemporanei di reale accadimento. Prima produzione cinematografica della storia siglata dalla nazione di Vanuatu: da vedere con trasporto ed emozione." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 4 maggio 2017)

"La nomination per il miglior film straniero è sicuramente esagerata, però questo insolito dramma australiano ha un indubbio fascino. (...) Stupendi paesaggi fano da sfondo alla passione proibita." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 4 maggio 2017)

"Gli aspetti antropologici sono un accompagnamento necessario per raccontare la genesi di 'Tanna', che si poggia prima di tutto su due fatti: la totale naturalezza di quelli che attori non sono e la forza scenografica di una natura dalla bellezza incomparabile." (Luca Pellegrini, 'Avvenire', 5 maggio 2017)