Space Cowboys

USA 2000
Un gruppo di piloti collaudatori dell'Air Force, che formano il Team Dedalus, viene sciolto quando la ricerca spaziale viene affidata alla NASA. Dopo quaranta anni, il satellite russo Ikon ha un guasto che porterà la Russia ad un blackout totale delle comunicazioni. Un funzionario della NASA, Bob Gerson, sa che Ikon ha lo stesso sistema di orientamento che aveva lo Skylab, il cui progettista, Frank Corvin (Clint Eastwood), dovrebbe, quindi, essere in grado di ripararlo. Ma Frank non accetta l'incarico se non potrà lavorare con la sua squadra. Il Team Dedalus si ricostituisce e l'impresa sarà storica.

TRAMA LUNGA
Nel 1958 i piloti del Team Dedalus, un gruppo di collaboratori dell'Air Force, erano pronti a servire il Paese e ad essere i primi americani lanciati nello spazio. Ma quando la NASA si sostituì all'Aeronautica per gli esperimenti spaziali, il Team venne messo da parte e il gruppo si sciolse. Quaranta anni dopo, il satellite russo Ikon evidenzia un guasto agli impianti che, secondo i russi, provocherà un blackout totale delle comunicazioni nel loro Paese. Bob Gerson, funzionario della NASA, alla ricerca di una soluzione del problema, pensa che, poiché Ikon ha lo stesso sistema di orientamento dello Skylab, il progettista dello Skylab dovrebbe sapere come ripararlo. Frank Corvin è in pensione, ma questa è l'occasione che aspettava da tempo. Frank, da sempre in urto con Bob, fa sapere che accetterà l'incarico solo se potrà lavorare con la sua vecchia squadra. Ottenuto l'assenso, il Team Dedalus si rimette in movimento. Ne fanno parte, oltre a Frank, Hawk, Jerry e Tank: veterani di grande esperienza che non esitano a forzare i regolamenti e a mettere a dura prova la pazienza di Eugene, il direttore di volo, e quella dei loro giovani compagni Ethan e Roger. Dopo i corsi di addestramento e la scoperta che Hawk ha il cancro, arriva il momento della partenza. Quando arrivano all'impatto, verificano che su Ikon ci sono sei testate nucleari innescate che rappresentano un gravissimo pericolo. Nella delicatezza della situazione, c'è necessità di una operazione rischiosa. Hawk si sacrifica per andare a neutralizzare le testate. Compiuta la missione, l'equipaggio, dopo altri rischi, riesce a tornare sulla Terra. Frank e la moglie guardano verso la luna, e lui chiede: "Dici che Hawk ce l'ha fatta?", e lei: "Si, ce l'ha fatta".
SCHEDA FILM

Regia: Clint Eastwood

Attori: Clint Eastwood - Frank Corvin, Tommy Lee Jones - Hawk Hawkins, James Garner - Tank Sullivan, Donald Sutherland - Jerry O'Neill, Loren Dean - Ethan Glance, James Cromwell - Bob Gerson, Rade Serbedzija - Gen. Vostov, William Devane - Eugene Davis, Marcia Gay Harden - Sara Holland, Barbara Babcock - Barbara Corvin, Alexander Kuznetsov - Ingegnere russo, Courtney B. Vance - Roger Hines

Soggetto: Ken Kaufman, Howard Klausner

Sceneggiatura: Howard Klausner, Ken Kaufman

Fotografia: Jack N. Green

Musiche: Lennie Niehaus

Montaggio: Joel Cox

Scenografia: Henry Bumstead

Costumi: Deborah Hopper

Effetti: Michael Owens, Industrial Light & Magic (ILM)

Durata: 129

Colore: C

Genere: AZIONE

Specifiche tecniche: 35 MM

Produzione: MAD CHANCE PRODUCTIONS, THE MALPASO COMPANY

Distribuzione: WARNER BROS (2000)

NOTE
- GIRATO CON LA COLLABORAZIONE DELLA NASA AL CENTRO SPAZIALE JOHNSON DI HOUSTON IN TEXAS, E AL CENTRO SPAZIALE KENNEDY DI ORLANDO IN FLORIDA.

- PRESENTATO ALLA MOSTRA DI VENEZIA 2000 DURANTE LA QUALE CLINT EASTWOOD HA RICEVUTO IL LEONE D'ORO ALLA CARRIERA.

- CANDIDATO AGLI OSCAR 2001 PER I MIGLIORI EFFETTI SONORI.
CRITICA
"Veterani nello spazio. E un appello a serrare le fila dell'orgoglio over-seventy per i pensionati di tutto il mondo. Mai lasciare in naftalina, infatti, la speranza di ottenere ciò che si è sempre inseguito nel corso di tutta una vita. Mr. Frank Corvin sperimenterà come "i sogni son desideri" e i desideri possano diventare realtà. Nel suo caso - lui americano tutto d'un pezzo, pilota militare con dose massiccia di coraggio e precursore degli astronauti NASA degli anni '80 - la "fata smemorina" è un satellite russo in rovinosa avaria, che appunto si dimentica le sue funzioni primarie. Storia drammaticamente più verosimile - le cronache di questi giorni ci raccontano purtroppo delle tante, tragiche e devastanti "avarie" della Russia post-comunista (perché no? un loro satellite proprio oggi come domani potrebbe davvero andare in rovinoso tilt) - Clint Eastwood non la poteva incontrare, dirigere e produrre. Nel 1958 la sua squadra, il Team Dedalus, un gruppo di collaudatori dell'Air Force e pionieri dell'astronautica, aveva dinanzi un radioso e rischioso avvenire: portare l'uomo alla conquista dello spazio e dritto dritto sulla luna. Ma la NASA la pensava diversamente. E li rimandò a casa scornati e scherniti. Loro, quella luna non la dimenticarono mai. Nel 2000, un satellite per le comunicazioni russo (ma la verità è diversa) costruito trafugando via-KGB i piani dello Skylab americano, sta creando grossi guai nello spazio e, prossimamente, sulla terra. Chi può ripararlo? I quattro vegliardi del vecchio Team, gli Space Cowboys, formato dallo stesso Eastwood, da Tommy Lee Jones, Donald Sutherland e James Garner. Un'avventura high tech sospesa a metà tra il reale e la fiction, ma raccontata come del tutto plausibile, possibile. E' straordinario, il neo-leone d'oro alla carriera, quando dimostra la sua camaleontica destrezza nel passare da un genere all'altro: è apparso in 54 film, di cui 46 protagonista; ne ha diretti 22 e prodotti 15. Non serve ricordare i titoli. Le cifre possono dire tutto o nulla. Ma segnano la fertilità e la versatilità di un attore giustamente premiato e acclamato. La sua anima "western" si riconosce anche in questa incursione para-fantascientifica: i suoi ritmi - di ripresa, di recitazione - sono straordinariamente adattati a se stesso (per carattere, per età), al tipo di racconto, alle aspettative del pubblico, alla giusta dose di contaminazione dei generi, al senso dell'avventura, all'orgoglio americano per la responsabilità delle sorti del mondo. Questi quattro vegliardi, tutti bravissimi, che si scontrano con la realtà adrenalinica e strafottente delle nuove generazioni "made in USA" (come facciano poi proprio loro a detenere il monopolio nei più importanti settori-chiave della nostra vita è davvero un mistero sociologico e culturale!), e, sulla base di una testarda volontà di rivalsa sulle convenzioni e sull'arroganza o l'ottusità degli uomini, si mettono anche in testa di salvare la terra, sono davvero semplici eroi dal cuore d'oro (qualcuno li direbbe "quelli di una volta"), capaci di testimoniare il senso dell'amicizia, del dovere e del sacrificio anche, e soprattutto, nelle incognite del deep space. Come se quello spazio fosse qualcosa di simile alle torride distese dell'Arizona solcate a cavallo dal pistolero della trilogia di Leone o dall'ex-killer de Gli spietati, oppure le città lugubri che accolgono la giustizia spicciola di Callaghan o l'Iowa crepuscolare - di una vita, dei sentimenti - di Madison County. Naturalmente, godibilissime battute sul confronto ieri-oggi, vecchi-giovani, derisione-ravvedimento; spettacolari sequenze di voli, esibizioni "en plain air", vita nello spazio, danno al film il vero senso dello spettacolo. Vero: anche per lo zampino generoso della NASA, che ha concesso le locations perfette per la storia, ossia il Johnson Space Center di Houston e il Kennedy Space Center di Orlando. Ci sembra, ad un certo punto, di essere anche a noi, pivelli e sognatori, lassù nel blu silenzioso e siderale: a salvare la terra. Ad abbracciare Clint. (Luca Pellegrini, Rivista del Cinematografo on line, 30 agosto 2000).

"In un tessuto produttivo impeccabile Eastwood regista si muove con classica eleganza (anche se con qualche smagliatura nella direzione degli attori) e Eastwood sceneggiatore si dimentica di darci alcune spiegazioni fondamentali (...). Della tecnologia si sa, bisogna fidarsi con un atto di fede negli effetti speciali. Dei buchi logici i più si dimenticheranno travolti dagli eventi. Resta, con buona pace di Samuel Goldwyn, quello che Eastwood, con allegro ottimismo, ci vuole dire: che non si è mai troppo vecchi, che ci si può sempre riprovare". (Irene Bignardi, 'la Repubblica', 31 agosto 2000)

"Oltre ai conflitti con l'autorità, anche quelli tra generazioni sono una caratteristica del cinema di Eastwood. Davanti e dietro la macchina da presa, quello di 'Space Cowboys' è gestito con la grazia e la leggerezza di una commedia di Preston Sturges. (...) Eastwood non è Kubrick o De Pala: per lui, il cosmo non ha nulla a che vedere con la trascendenza. I suoi interessi stanno fra gli uomini. Eppure, le sequenze dello spazio sono molto belle e sentite. (...) Fantascienza o meno nella filmografia eastwoodiana, 'Space Cowboys' rappresenta più che un naturale svolgimento, quasi una risoluzione, che una svolta. E' la variazione su un tema che ha già trattato, l'eroe a confronto con un sogno. Ultimo di una serie di cavalieri apparsi all'orizzonte per poi scomparire allo stesso modo di come erano venuti, Frank Corvin torna dal passato e si vendica. Coronando esattamente quello che aveva sempre sognato di fare. 'Space Cowboys' è un film più importante di quello che sembra. Perché chiude il cerchio". (Gillian Webster, 'Ciak', settembre 2000)