SOLEDAD

SPAGNA 1958
Manuel, che vive in un piccolo villaggio dell'Andalusia, ama Soledad che ha conosciuto fin da bambino; ma il padre della ragazza la dà in isposa ad un uomo ricco. Il giorno delle nozze Manuel si allontana, e si mette a girare la Spagna vendendo pizzi; un giorno, mentre erra così attraverso il paese, incontra Paco e i due diventano amici e soci. Spinto dall'amore che non può dimenticare, Manuel si ripresenta a Soledad, il cui marito è misteriosamente scomparso; ma la donna lo allontana. Manuel, deluso e ferito riparte e avendo incontrato Carmen, decide di sposarla; ma c'è in lui ancora un sentimento, che suo malgrado lo domina e lo costringe ad allontanarsi. Manuel e Soledad si rivedono e, essendo convinti che il marito della donna è morto, decidono di sposarsi; ma il parroco, non avendo le prove del decesso, rifiuta di unirli in matrimonio. Dopo lunghe ricerche, Manuel e Paco trovano infine quelle prove, che sono la premessa indispensabile ad un nuovo matrimonio. Finalmente i due innamorati possono sposarsi e Paco riprende la sua vita errabonda.
SCHEDA FILM

Regia: Mario Craveri, Enrico Gras

Attori: Fernando Fernán Gómez - Manuel, Germán Cobos - Paco, Pilar Cansino - Soledad

Soggetto: Mario Craveri, Vicente Escrivá, Ennio De Concini, Enrico Gras, Ugo Guerra, Antonio Navarro Linares

Sceneggiatura: Ennio De Concini, Mario Craveri, Vicente Escrivá, Antonio Navarro Linares, Ugo Guerra, Enrico Gras

Fotografia: Mario Craveri

Musiche: Angelo Francesco Lavagnino

Durata: 87

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: CINEMASCOPE FERRANIACOLOR

Produzione: LUX FILM (ROMA), ASPA PRODUCCIONES (MADRID), LUX ASPA

Distribuzione: LUX FILM

NOTE
IL FILM E' STATO GIRATO IN SPAGNA
MUSICA DIRETTA DA CARLO SAVINA.
CRITICA
"Gras e Craveri hanno preso a prestito una ingenua e leggiadra storia d'amore per documentarci su alcuni usi e costumi della Spagna. C'è qualche cosa di nuovo e di pittoresco nel loro ultimo cinemascope a colori, girato in quest'angolo di mondo iberico, anche se in effetti il film risulta troppo oleografico e manierato". ("Intermezzo", 15, agosto 1959)