Questi sono i 40

This Is 40

4/5
Lucido affresco sulle idiosincrasie della middle class americana: Judd Apatow non delude

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USA 2012
Pete e Debbie sono ormai sposati da un bel po' e, giunti alla soglia dei 40, cominciano a fare i conti con le problematiche della vita adulta: non solo le questioni finanziarie o le aspettative di carriera, ma anche come mantenere vivo il loro rapporto, l'educazione e i cambiamenti delle due figlie Sadie e Charlotte, come gestire le relazioni con i rispettivi genitori e gli amici...
SCHEDA FILM

Regia: Judd Apatow

Attori: Paul Rudd - Pete, Leslie Mann - Debbie, John Lithgow - Oliver, Megan Fox - Desi, Albert Brooks - Larry, Maude Apatow - Sadie, Iris Apatow - Charlotte, Chris O'Dowd - Ronnie, Jason Segel - Jason, Melissa McCarthy - Catherine, Graham Parker - Se stesso, Annie Mumolo - Barb, Robert Smigel - Barry, Charlyne Yi - Jodi, Molly Shad - Nonna Molly, Lena Dunham - Cat, Tim Bagley - Dott. Pellegrino, Lisa Darr - Claire, Ava Sambora - Wendy, Ryan Lee - Joseph

Soggetto: Judd Apatow - personaggi

Sceneggiatura: Judd Apatow

Fotografia: Phedon Papamichael

Musiche: Jon Brion

Montaggio: Brent White, David L. Bertman

Scenografia: Jefferson Sage

Arredamento: Leslie A. Pope

Costumi: Leesa Evans

Durata: 134

Colore: C

Genere: COMMEDIA

Specifiche tecniche: ARRI ALEXA, ARRIRAW (2.8K)/(2K), 35 MM/D-CINEMA (1:2.35)

Produzione: JUDD APATOW, BARRY MENDEL, CLAYTON TOWNSEND PER APATOW PRODUCTIONS, FORTY PRODUCTIONS

Distribuzione: UNIVERSAL PICTURES INTERNATIONAL ITALY (2013)

Data uscita: 2013-07-04

TRAILER
CRITICA
"Lui e lei, 40enni dal compleanno contiguo, litigarelli anche con le mamme dei compagni di scuola (vedere dopo i titoli di coda). La vita coniugale dipinta da Judd Apatow, pur non rinunciando a qualche «fuck» e a qualche rumore molesto, sembra Ibsen fatto di ecstasy, è molto divertente e intelligente. Temi classici: l'incomprensione reciproca, il sesso anche nei dettagli, i figli, uno sempre in arrivo, i rapporti coi padri entrambi bizzarri, poveri o ricchi che siano, il lavoro, i soldi, la dieta senza glutine, i muffin e l'invadenza dell'elettronica casalinga che ha sostituito il lettone. Insomma, è il presepio americano visto da un regista che ha tramutato il suo ben noto spirito trash in veste di cordiale e mai casuale cinismo; con un occhio alla sitcom tramutata in una forma di cinema dall'anima di ferro, che tratta le situazioni della vecchia commedia (metti Spencer Tracy e Katharine Hepburn) ma in modo anti sofisticato, con primi piani del water e tentazioni alla Blake Edwards. (...) Scritto a raffica, raffinato anche nella volgarità dall'autore che sceglie il quotidiano e perciò ride volentieri di 'Twilight', 'Lost' e considera Abrams un pericolo pubblico, il film è un modello per come unisce la satira al gusto del dialogo, alle punte cattive dell'iceberg, coinvolgendo il mondo dello spettacolo di ieri (Lennon) e oggi (Clooney), così come farà presto anche un'altra commedia geniale, 'Facciamola finita' di Seth Rogen." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 4 luglio 2013)

"Già visti nella commedia 'Molto incinta', Debbie e Pete hanno messo su famiglia, possiedono una casa, hanno un lavoro. Tutto per il meglio? Mica tanto: perché l'etichetta discografica di Pete è in crisi e, intanto, si avvicina per entrambi il fatidico giro di boa dei quarant'anni. Più che raccontarci una vera e propria trama, Judd Apatow illustra scene della vita quotidiana di una coppia come tante (...), senza nascondersi i malintesi e i compromessi dello stare insieme. La sua ostinazione a occuparsi delle situazioni più ordinarie - in controtendenza con quasi tutte le commedie, che finiscono dove questa comincia - sfiora il voyeurismo: dato che Debbie è interpretata dalla moglie del regista, Leslie Mann, e le bambine della coppia sono le figlie di Apatow. E tuttavia, quello che è stato definito il 'touch' del regista e produttore (popolare in America quanto sconosciuto in Europa) si riconosce bene: nella pressa in scena fluida e quasi impercettibile come nel tipo di humour, più nero e di quanto appaia al primo sguardo." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 4 luglio 2013)

"Dopo la quarantina un dolore ogni mattina. E non solo fisico. I più intendono i 40 come il mezzo del cammin di nostra vita e iniziano a fare bilanci di ciò che è stato e, soprattutto, di quello che sarà. E' quello che avviene nel divertente, ma anche amaro, 'Questi sono i 40', confezionato dalla mano mai banale di Judd Apatow, uno dei pochi registi capaci ancora di sorprendere. In questa pellicola, spin off di 'Molto incinta', Apatow sembra voler proiettare il proprio matrimonio, a partire dalla scelta degli interpreti. Accanto, infatti, a Paul Rudd, che lui vede come il suo alter ego, recitano la moglie Leslie Mann e le figlie Maude e Iris Apatow. Insomma, la famiglia è virtualmente trasposta al cinema per dire che, in fondo, i quaranta spaventano tutti, anche chi viene visto con occhi privilegiati. (...) la morale è che tutto il mondo è paese e molte coppie potranno rivedersi in alcune scene. Con una domanda di fondo: dopo l'innamoramento iniziale, una volta che i difetti di chi ci sta accanto sono emersi, siete ancora disposti a trascorrere con lui/lei l'altra metà del cammin di vostra vita?" (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 4 luglio 2013)

"Piacerà certamente ai quarantenni odierni che si identificheranno anche troppo bene in Pete e Debbie. Il magone è in agguato, ma regista e sceneggiatore sanno come tenerlo lontano con frequenti momenti di schietta allegria (regista e protagonista, marito e moglie, hanno confessato che parecchie gag le hanno estrapolate dalla loro vita quotidiana)." (Giorgio Carbone, 'Libero', 4 luglio 2013)

"Lontano dai più pecorecci ma compiuti '40 anni vergine' (2005) e 'Molto incinta' (2007), continua la fase 'vorrei ma non posso' di Judd Apatow, veterano della commedia reduce dal fallimento del malinconico 'Funny People' (2009). 'Questi sono i 40' lo vede ancora a metà del guado: le incomprensioni, crisi e riappacificazioni della coppia ormai quarantenne Pete (Paul Rudd) e Debbie (Leslie Mann), già personaggi secondari in 'Molto incinta', si susseguono per più di due ore senza grandi evoluzioni ma con alcune gag molto riuscite (...). Si ride e si riflette. (...) Pellicola problematica dove le soluzioni prendono un po' troppo improvvisamente il sopravvento." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 11 luglio 2013)