QUALCHE GIORNO CON ME

QUELQUES JOURS AVEC MOI

FRANCIA 1988
Martial, dimesso da una clinica psichiatrica, torna a casa a Parigi dove l'attendono la madre che, con l'aiuto del socio amante George ha diretto la redditizia azienda familiare, e la moglie Lucy, che gli è da tempo infedele e lo tradisce con Paul che pure lavora nella ditta. Martial sembra intenzionato a riprendere i suoi affari: viene incaricato di visitare alcune città di provincia dove le filiali della sua azienda non danno i profitti che dovrebbero. L'uomo si reca per primo a Limoges, dove il gestore del grande magazzino di sua proprietà, il sig. Fonfrin, l'accoglie con malcelata freddezza: lo stesso dicasi per sua moglie, che tuttavia finge simpatia per lui. Per circostanze curiose Martial si ritrova a cena dai due coniugi e qui conosce gli amici della coppia: un prefetto, con la moglie poco portata per la vita di società; Regine, sorella della padrona di casa, con l'amante commissario, e la servetta di casa Francine. Martial, che ha scoperto grossi ammanchi nei libri contabili di Fonfrin, decide di stabilirsi nella città, di affittarsi un appartamento e di viverci con Francine di cui si è innamorato. Inizia a fare spese per la giovane, conosce i suoi amici e il suo ragazzo, Fernand, per il quale trova un posto nel magazzino gestito da Fonfrin. Tutto procede al meglio; Martial ha acquistato nuove energie; Francine lo asseconda sempre. Sembra che i due si amino davvero e Fernand accetta la cosa di buon grado. A Parigi però la madre di Martial è preoccupata: si finge malata grave e fa richiamare il figlio al suo capezzale. Questi abbandona Francine con un biglietto e ritorna a casa cambiato totalmente: caccia l'amante-socio della madre, che è un impostore, chiede il divorzio dalla moglie Lucy e cede le sue azioni agli altri soci e per lui tiene solo il magazzino di Limoges. Infine torna nella cittadina ma ad attenderlo non c'è Francine: lei, indignata per la sua partenza improvvisa, si è messa con Rocky, un malavitoso, e adesso lavora con lui in un bar. Martial la implora di tornare con lui ma la ragazza non vuole poichè Rocky la minaccia e poi non si fida più del ricco parigino. Martial allora piomba in un profondo stato di depressione e non vuole vedere più nessuno. Gli amici di Francine, la sorella di questa Georgette, Regine, Fernand, gli stessi Fonfrin sono in ansia per lui: Francine è incerta. Ma una sera, nel locale di Rocky, si ritrovano tutti: Fernand, che non ha accettato che la ragazza si sia messa con Rocky, si reca nel bar e nel retrobottega lo accoltella. Martial, che aveva intuito la reazione si precipita sul posto, afferra il coltello di Fernand e fa scappare il disgraziato: si prenderà lui la colpa dell'omicidio. Così lo trovano gli amici e la stessa Francine, che ha capito che il vero colpevole è Fernand. Martial accetta di buon grado di essere internato nell'ospedale psichiatrico, a consolarlo ci saranno le sporadiche visite di Francine.
SCHEDA FILM

Regia: Claude Sautet

Attori: Daniel Auteuil - Martial Pasquier, Sandrine Bonnaire - Francine, Jean-Pierre Marielle - Signor Fon Frin, Dominique Lavanant - Signora Fon Frin, Danielle Darrieux - M.Me Pasquier, Vincent Lindon - Fernand, Thérèse Liotard - Regine, Gerard Ismael - Rocky, Tanya Lopert - Madame Maillotte, Philippe Laudenbach - Monsieur Maillotte

Sceneggiatura: Claude Sautet, Jérôme Tonnerre, Jacques Fieschi

Fotografia: Jean-Paul Meurisse, Jean-François Robin

Musiche: Philippe Sarde

Montaggio: Jacqueline Thiédot

Scenografia: Gerard Gaultier

Costumi: Olga Berluti, Nino Cerruti

Durata: 131

Colore: C

Genere: COMMEDIA

Specifiche tecniche: PANORAMICA A COLORI

Tratto da: DAL ROMANZO DI JEAN FRANCOIS JOSSELIN

Produzione: SARAFILM, CINEAFILM A/2, SOFICA SOFINERGIE, SOFICA CREATION/ALAIN SARDE

Distribuzione: BM DISTRIBUZIONE (1990) - VIDEOGRAM, FONIT CETRA VIDEO

NOTE
DIALOGHI: C. SAUTET, JACQUES FIESCHI, JEROME TONNERRE.
CRITICA
"Cinque anni dopo 'Garcon!' l'anziano Sautet tornò alla regia con 'Quelque jours avec moi' (1988), premiato alla rassegna fiorentina di France-Cinema. E' un Sautet fedele a se stesso, ma anche cambiato, più duro e lucido. A quest'ideale discepolo di Renoir e Becker, che nei suoi film migliori, vale a Truffaut delle storie parigine moderne, la critica rimprovera di eccedere in gentilezza e buon gusto, di fare un cinema di stati d'animo più che dell'anima. Commedia agrodolce con punte di satira irresistibile e un epilogo (melo)drammatico alla Dostoevskij, quest'ultimo film risponde a quelle critiche. (...) Tutte le sue virtù sono rintracciabili: la definizione psicologica dei personaggi, sostenuta da una sapiente direzione degli attori (un caratterista più bravo dell'altro, e su tutti Jean-Pierre Marielle che fa Fonfrin); la cura del dettaglio e dell'ambientazione (le scene di bar, la festa nella casa rinnovata, di trascinante divertimento); l'attenzione per le piccole cose della vita. Ma è l'enigmatico Martial (un intenso Auteuil) che dà l'acqua della vita al film." (Morando Morandini, 'Il Giorno', 18 Giugno 1990)

"Con modi di rappresentazione che, soprattutto nella prima parte e quando si stringono attorno al personaggio principale, si propongono solo attraverso tocchi lievi, all'insegna del tatto e del riserbo. Li sostiene, e dà loro un senso preciso, l'interpretazione tutta riserbo di Daniel Auteuil nei panni di Martial: sempre volutamente all'insegna dell'inespresso, ma con eloquenza. Sandrine Bonnaire è Francine, trepida e colorita, Jean-Pierre Marielle caratterizza con il suo solito brio il gestore Fonfrin, Vincent Lindon è il patetico Fernand. Cito però, come madre di Martial, anche Danielle Darrieux: con gli echi teneri del cinema francese di ieri." (Gian Luigi Rondi 'Il Tempo', 16 Giugno 1990)

"Claude Sautet, il regista francese sessantaseienne de 'L'amante', 'Tre amici, le mogli e affettuosamente le altre', 'Una donna semplice', analista intelligente e sensibile dei gruppi famigliari complessi che rispecchiano la società, dei sentimenti privati della quotidianità borghese, sembra approdato a una nuova lucida amarezza. Daniel Auteil e Sandrine Bonnaire sono adeguati, bravi." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 28 Giugno 1990)