Padre e figlio

BELGIO 1994
La storia si svolge a Genova, un tempo madre della nostra storia industriale, oggi vittima dei processi di riconversione. Corrado è un meridionale di cinquanta anni giunto a Genova agli inizi degli anni '60. Ex operaio, l'uomo ora lavora come guardiano notturno in un deposito al porto e vive con la seconda moglie, Angela, dalla quale ha avuto una bambina, Anna. Il figlio maggiore, Gabriele, di ritorno dal servizio di leva, si ritrova senza alcuna prospettiva per il futuro. L'impegno del padre nell'avviarlo al lavoro in una fabbrica e la sua delusione di fronte alla superficialità con cui il figlio si fa licenziare, accresce tra i due l'incomprensione. Gabriele si affida all'ebbrezza della moto e alla scorciatoia dei guadagni illeciti. Tra padre e figlio non c'è storia, non c'è memoria né solidarietà, eppure Corrado non vuole perdere l'ultima speranza di ristabilire un contatto vero con il figlio...
SCHEDA FILM

Regia: Pasquale Pozzessere

Attori: Michele Placido - Corrado, Stefano Dionisi - Gabriele, Giusy Consoli - Valeria, Claudia Gerini - Chiara, Luciano Federico - Aldo, Carlotta Jazzetti - Anna, Enrica Origo - Angela, Mauro Pirovano - Meccanico, Francesco Origo - Avvocato, Antonio Campa - Camionista, Bruno Pescia - Responsabile del personale, Giorgio Vecchio - Poliziotto, Michele Castellano - Poliziotto, Luciana Sandri - Proprietaria tintoria, Aldo Mantero - Inserviente della piscina

Soggetto: Pasquale Pozzessere

Sceneggiatura: Pasquale Pozzessere, Roberto Tiraboschi

Fotografia: Bruno Cascio

Montaggio: Carlo Valerio

Scenografia: Gianni Quaranta - non accreditato

Arredamento: Cinzia Di Mauro

Costumi: Marina Campanale

Aiuto regia: Andrea Molaioli

Durata: 95

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: PANORAMICA

Produzione: ANGELO RIZZOLI PER ERRE CINEMATOGRAFICA, RETEITALIA, FLACH FILM (PARIGI), K2 TWO (BRUSSELLES)

Distribuzione: D.A.R.C. - VIDEOPIU' ENTERTAINMENT, MULTIVISION

NOTE
- REVISIONE MINISTERO APRILE 1994.

- DAVID 1994 PER MIGLIORE FOTOGRAFIA A BRUNO CASCIO E MIGLIOR MONTAGGIO A CARLO VALERIO.
CRITICA
"La riconferma, insomma, di un regista; che però ha ancora bisogno di uno sceneggiatore. I protagonisti sono Michele Placido e Stefano Dionisi: il primo volontariamente affidato quasi ad una espressione sola, torva e crucciata, il secondo intento invece ad una ricca mobilità di accenti (perfino nelle proposte, di echi genovesi nella parlata), pronto a disegnare con nettezza sia gli impeti e le collere sia le riflessioni e i cedimenti; con talento che, da Verso Sud in poi, matura ad ogni film." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 17 Aprile 1994)

"Placido e Dionisi incarnano perfettamente i personaggi, distinguendoli nell'accento, il primo conservando inflessioni del dialetto meridionale, il secondo parlando già genovese, da buon oriundo della nuova generazione. E va detto che il talento, il mimetismo e la dedizione dei due interpreti sopperiscono in una certa misura alle carenze di un copione che per mantenersi sottotono d'ellittico rappresenta rispetto al film ciò che la siopia è per l'affresco: un tracciato a tratti troppo pallido. In una scansione impressionistica di scene grevi, con tagli brillantemente decisi; non sempre convince la necessità o la collocazione di questo o quel frammento. Tale timidezza drammaturgica può tuttavia rivelarsi un pregio, quando serve a evitare l'ovvio e il già detto. Il rischio è che il dramma popolare, sublimato in una forma aristocratica un po' reticente, finisca per scaricarsi nel procedere del racconto anziché montare verso il culmine catartico della scena madre. Tra le suggestioni di un cinema di alta scuola e gli stimoli della confusa realtà presente, Pozzessere è ancora un autore alla ricerca, però, 'Padre e figlio' ci sembra un notevole passo avanti rispetto al buon esordio di 'Verso Sud'. Abbiamo un altro regista che conta nella schiera dei nostri migliori." (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 16 Maggio 1994)

"Basta fare qualche calcolo di date per contestualizzare i personaggi nel quadro delle travagliate vicende del nostro Paese: di certo Corrado, ex combattente di prima fila all'epoca della Contestazione, non si raccapezza bene dopo la caduta dei muri e delle ideologie; mentre Gabriele, che appartiene alla generazione cresciuta nei consumistici anni Ottanta, preferisce vivere alla giornata come ben emblematizzano le sue corse in moto, i furti di auto e la relazione con un transessuale. Contrapponendo un padre e un figlio nel paesaggio di una Genova vulnerata e vibrante che è assai più di un semplice sfondo, Pozzessere racconta l'Italia al bivio che rinnega il suo passato e non trova il suo futuro. Lo fa puntando la macchina da presa sulla classe operaia, che il cinema di oggi trascura; e lo fa con sensibilità, passione e un grintoso piglio di regia. Peccato solo che il film scelga una via troppo ellittica e allusiva per sviluppare adeguatamente un dramma tutto interiore (...)." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 6 Maggio 1994)