Okja

3/5
La favola animalista di Bong Joon Ho ha cuore e nitore visivo. Ma la magia è altra cosa e il contrappunto ideologico più ingombrante del suino gigante

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USA 2017
La giovane Mija decide di correre un grande rischio per evitare che una potente multinazionale possa rapire il suo migliore amico: un enorme animale di nome Okja.
SCHEDA FILM

Regia: Bong Joon Ho

Attori: Tilda Swinton - Lucy Mirando, Paul Dano - Jay, Ahn Seo-Hyun - Mija, Byun Hee-Bong - Heebong, Steven Yeun - K, Lily Collins - Red, Yoon Je-Moon - Mundo Park, Shirley Henderson - Jennifer, Daniel Henshall - Blond, Devon Bostick - Silver, Choi Woo-Sik - Kim, Giancarlo Esposito - Frank Dawson, Jake Gyllenhaal - Dott. Johnny Wilcox, Phillip Garcia - Diego Alejandro

Sceneggiatura: Bong Joon Ho, Jon Ronson

Fotografia: Darius Khondji

Montaggio: Yang Jin-Mo

Scenografia: Lee Ha Jun, Kevin Thompson

Costumi: Catherine George

Effetti: Method Studios, Erik-Jan de Boer

Durata: 120

Colore: C

Genere: DRAMMATICO FANTASCIENZA

Specifiche tecniche: ARRI ALEXA 65/ARRI ALEXA MINI/ARRI ALEXA XT, ARRIRAW (3.4K) (6.5K)/(4K), D-CINEMA (1:2.35)

Produzione: BONG JOON HO, CHOI DOOHO , DEDE GARDNER, LEWIS TAEWAN KIM, JEREMY KLEINER, SEO WOO-SIK PER KATE STREET PICTURE COMPANY, LEWIS PICTURES, PLAN B ENTERTAINMENT

NOTE
- IN CONCORSO AL 70. FESTIVAL DI CANNES (2017).
CRITICA
"(...) come il film lascia la Corea, il regista sembra perdere l'ispirazione: i capitalisti yankee sono goffi e farseschi (con Tilda Swinton in un doppio ruolo), le scene d'azione non sono all'altezza della fama del regista e la polemica contro macelli e macellazioni rischia la burletta e la facile lacrimuccia." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera, 20 maggio 2017)

"Un'insopportabile Tilda Swinton, parrucca color platino, macchinetta per i denti, toni imperativi da manager di una multinazionale di prodotti alimentari, domina la prima sequenza di 'Okja', il film del coreano Bong Joon-ho, tutto centrato sui temi del momento. Dalla diffusione degli Ogm alla mania del mangiare sano, dalle mode vegane alla fobia della carne, dal rispetto per ambiente e animali allo strapotere di marketing e pubblicità. Si parte bene, tra comicità e azione, con le musiche giuste e i colori pastello che ricordano i racconti animati del maestro Myazaki. Si continua ancora meglio (...) un'opera riuscita e divertente, piena di idee, di ironia e di effetti speciali. (...) Fino all'ultima immagine, dopo quelle degli animalisti in assetto di guerra capeggiati da Paul Dano e di Okja in salvo per miracolo dalla strage carnivora, il film non perde un colpo." (Fulvia Caprara, 'La Stampa', 20 maggio 2017)

"Dimenticate 'The Host' e 'Snowpiercer': questa volta il mix di generi e toni di Bong Joon-ho (...) è un gran pasticcio. (...) 'Okja' è una favola ambiental-animalista, che dei film di Spielberg e Miyazaki - da più parti evocati - è solo un riflesso sfocato. Una satira anticapitalista sopra le righe, che mette alla berlina il Capitale e lo stile di vita occidentale senza mai scalfirli. (...) un film che si appoggia sempre alle soluzioni più facili (la tenerezza del rapporto tra la ragazza e la bestia, la contrapposizione romantica tra campagna e metropoli) e che dell'animalismo, pur preso blandamente in giro negli estremismi e le contraddizioni, coglie solo la retorica." (Federico Gironi, 'Il Messaggero', 20 maggio 2017)

"(...) il regista sudcoreano si conferma visionario poeta distopico inserendosi con agio nel solco di uno Swift, di un Orwell o di narratori come Harry Harrison. Ed è proprio a quest'ultimo che sembra rimandare per certi versi 'Okja'. (...) Bong, da sempre cineasta politico, mette in scena con estrema precisione le strategie della comunicazione come cosmesi terminale del capitale. Dietro i maiali geneticamente modificati si cela l'idea di un capitale anch'esso giunto al suo ultimo grado di mutazione. Il film, non a caso, si apre in una fabbrica riconvertita dove si dà a intendere si producesse napalm. Bong si diverte a scorrazzare fra i generi. Si manifesta ancora una volta la sua evidente passionaccia per Miyazaki (...). Dietro la sua apparenza di disinvolto apologo animalista, 'Okja' racconta in realtà di un mondo che finisce per coincidere brutalmente con un'idea di produzione che accetta la possibilità che il lavoro stesso sia giunto al capolinea. (...) Bong, per sua e nostra fortuna, procede (...) con mano leggera: si diverte a giocare con i canoni del 'kaiju eiga' (il film di mostri giapponesi) senza provocare morti o distruzione. Il cast internazionale, da Paul Dano passando per Stephyen Gyllenhaal e Steven Yeun (...) si presta al gioco con gusto, insinuando anche limiti dell'azione politica insurrezionale. Insomma, non si salva nessuno o quasi, se non, forse, una piccola possibilità, l'ultima?, di invertire la rotta." (Giona A. Nazzaro, 'Il Manifesto', 20 maggio 2017)

"(...) il regista, tra i grandi autori contemporanei, rivendica in pieno la sua libertà creativa, di scelte narrative, visuali, con grandi piani sequenza, effetti speciali: una contaminazione di generi che vira il fiabesco all'horror del capitalismo componendo un'allegoria sovversiva del nostro tempo e del nostro mondo. (...) Bong Joon-ho si conferma un narratore della contemporaneità, autore di un cinema che è insieme spettacolare e di grande consapevolezza politica. Quell'animale che somiglia a un cartoon (potrebbe essere la sorella coreana del Totoro di Miyazaki), col corpo grosso e «mostruoso» che fa paura - ma non di più dei temibili manager della Mirando - è un «effetto speciale» che Bong carezza restituendone la fisicità di carne e di sangue, le lacrime di una sofferenza consapevole di fronte la violenza e la morte. E prima di un grido «vegano» o di denuncia contro l'uso degli Ogm con tutto ciò che comporta, ci dice con lucidità dell'impossibile rivoluzione e della necessità di reiventarne i modi. Senza fare spoiler alla fine il capitale sarà fermato solo parlando la stessa lingua (e il romanzo di formazione di Okja e Mia conduce alla perdita dell'innocenza); non è un cambiamento, è solo una soluzione individuale, indietro rimane chi continua a soffrire, e insieme la possibilità di inventare finalmente un'utopia e la sua lotta collettiva." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 6 luglio 2017)

"(...) un film discreto che racconta l'amicizia tra una ragazzina e un super-maiale geneticamente modificato per nutrire la popolazione. (...) Macchiettistica partecipazione della Swinton e Gyllenhaal." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 6 luglio 2017)