Metronotte

ITALIA 2000
Metronotte da venti anni a Lucca, Paolo, dopo un violento litigio con il collega Alcide, lo cerca per fare pace ma lo trova in una pozza di sangue, colpito da una pallottola all'addome, all'interno di un calzaturificio. E' un posto che Paolo conosce bene, perché nello stesso complesso abita il proprietario Oscar con la moglie russa Nadia. Da quando Daria lo ha lasciato, Paolo ha cominciato ad invaghirsi di Nadia e passa parte della notte sotto le sue finestre. Quella notte per caso Paolo riesce a parlarle, mentre l'accompagna a cercare il marito ignaro dell'accaduto. Nadia è turbata: racconta a Paolo una storia confusa, gli parla di un fratello, Dimitri, al quale avrebbe tenuta nascosta la sua nuova vita in Italia compreso il matrimonio con Oscar. Dimitri ha passato alcuni anni in galera e ora pare che stia arrivando in Italia, forse risentito per essere stato tenuto all'oscuro. Nadia non osa rivelare questa storia ad Oscar e teme che Dimitri possa essere coinvolto nei fatti di quella notte: chiede allora a Paolo di proteggerla e di tenere a freno Dimitri, qualora lo incontrasse. Paolo da quel momento comincia a dividersi tra l'episodio riguardante il collega e questo 'incarico' che gli consente di stare vicino alla donna che desidera. Gli eventi lo portano a scoprire che Dimitri non è il fratello ma l'amante di Nadia. Trovandosi poi a casa di Russo, un collega, Paolo intuisce che questi ha un tenore di vita sopra il normale, e allora emerge la verità: Russo, Oscar e un altro metronotte erano in combutta, Alcide ricattava Russo, che lo ha ucciso.
SCHEDA FILM

Regia: Francesco Calogero

Attori: Diego Abatantuono - Paolo Torregiani, Anna Safroncik - Nadia Lecetti, Marco Messeri - Pasquale Riani, Flavio Insinna - Salvatore Russo, Simona Caramelli - Luciana, Antonio Petrocelli - Antonio Morana, Ugo Conti - Oscar Lecetti, Nini Salerno - Pietro Della Santa, Andrei Klimenko - Dimitri, Isabella Cecchi - Rosamaria, Antonella Ponziani - Daria

Soggetto: Vincenzo Pardini

Sceneggiatura: Umberto Contarello, Francesco Calogero

Fotografia: Giulio Pietromarchi

Musiche: Pinomarino Band, Mario Tronco

Montaggio: Davide Azzigana

Scenografia: Riccardo Benvenuti

Durata: 105

Colore: C

Genere: GIALLO

Produzione: RAI, DIGITAL FILM, TELE +

Distribuzione: EAGLE PICTURES

CRITICA
"Perché non farne una serie televisiva? Magari la proposta farà inorridire Francesco Calogero, colto e ispirato cineasta siciliano rivelatosi con 'La gentilezza del tocco', ma 'Metronotte' potrebbe davvero fungere da episodio pilota, senza nulla togliere alla sua dignità cinematografica". (Michele Anselmi, 'L'Unità', 1 aprile 2000).

"Un film giallo italiano, ed è già un'anomalia. E poi è un intrigo di provincia, un po' piovosa, alla Chabrol, dove il metronotte un po' voyeur Abatantuono, di eccezionale misura e delicatezza espressiva, scopre con la morte di un collega un groviglio di vipere e di corruzioni, allargate all'immigrazione russa. Ma non è solo un problema di delitto e castigo, è anche un problema di solitudini incrociate, amori andati a male, egoismi diffusi. Il regista Francesco Calogero offre ai suoi fedeli un film sincero, di matrice un po' televisiva". (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 1 aprile 2000).

"Regista di piccoli film originali ('La gentilezza del tocco', 'Nessuno'), il siciliano Francesco Calogero ha avuto una buona idea: con 'Metronotte' ha diretto un giallo italiano, genere da un bel po' latitante dai nostri schermi. () Congegnato come un giallo, 'Metronotte' ha di originale non tanto la trama di detection, parecchio elementare, quanto le atmosfere notturne, alcuni personaggi insoliti per il nostro cinema, il senso di solitudine e spaesamento che li accomuna un po' tutti. Sarebbe difficile dire altrettanto del linguaggio con cui è narrato, dignitoso ma più dalle parti di un telefilm del 'Maresciallo Rocca' che da quelle di un film per il grande schermo. A dirla in termini americani, sarebbe un discreto 'pilot' per una serie televisiva sui metronotte. Quanto a Diego Abatantuono, ha il fisico giusto. Però eccede in understatement, senza riuscire a dare al personaggio la dose di disillusione e di amarezza che la parte lasciava intuire". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 2 aprile 2000).