Mario il mago

Márió, a varázsló

Requisitoria sull'impatto del capitalismo nei paesi dell'ex cortina di ferro che scomoda persino Thomas Mann. Esagitata e patetica

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UNGHERIA 2008
Poco dopo la caduta del muro di Berlino cade anche il regime comunista in Ungheria. In un tranquillo paesino di campagna, la vita continua a scorrere monotona finchè arriva una ditta italiana a impiantare una fabbrichetta di scarpe che impiega una quarantina di operaie. Quando a dirigere il lavoro viene di persona il proprietario della ditta, Mario, una di queste donne, Veronica, sposata e con figli, rimane colpita dalla gentilezza di lui, che evidentemente non si aspetta da un datore di lavoro, e che fraintende considerandola un particolare segno di interesse per lei. La donna perciò si innamora di Mario e arriva a sviluppare una vera e propria ossessione, di cui lui non si rende affatto conto, ma che avrà un esito tragico.
SCHEDA FILM

Regia: Tamás Almási

Attori: Franco Nero - Mario, Júlia Nyakó - Vera, Vittorio Marsiglia - Gerardo, Attila Egyed - Gyula, marito di Vera, Antonio Grosso - Angelo, József Gyabronka - Avvocato, Ági Szirtes - Izaura, Zsolt Trill - Rumcájsz, Vilmos Vajdai - Tamagocsi, Tibor Gáspár - Anti, Zoltán Mucsi - Lali, Anna Fehér - Magdi, Nelli Szücs - Ica, Erika Nádasy - Sig.ra Bányai

Soggetto: Margit Halász - racconto

Sceneggiatura: Tamás Almási

Fotografia: György Beck

Montaggio: László Hargittai

Scenografia: Arturo Andreoli

Costumi: Zsuzsa Balai

Effetti: Ferenc Torok, Csaba Juhász, Antonin Krizsanics, Gyula Krasnyánszky

Durata: 100

Colore: C

Genere: DRAMMATICO ROMANTICO COMMEDIA

Tratto da: racconto di Margit Halász

Produzione: GÁBOR GARAMI E FRANCO NERO PER CINEMA FILM

Distribuzione: L'ALTROFILM

Data uscita: 2008-11-28

CRITICA
"Riflessione semiseria su un tema di forte attualità, l'invasione dei paesi dell'Est da parte di faccendieri occidentali. Il 'mago' è un imprenditore italiano che va in Ungheria a far strage di soldi e di cuori. Dirige l'ungherese Almasi, il protagonista è Franco Nero, occhioni sempre stregati." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 28 novembre 2008)