I figli di nessuno

ITALIA 1973
Intorno alla fine del secolo scorso, in una cava di pietre ubicata sui monti Apuani, muore il minatore Omero lasciando in povertà la moglie Marta con i due figli piccoli e, sgomenti, gli indifesi compagni di lavoro tiranneggiati dal sovrastante Anselmo, detto "Talpa". Mentre la pericolosa vita dei cavatori riprende, Poldo manifesta a Luisa l'intenzione di sposarla, ma la giovane donna è legata a Guido, figlio della contessa Garrani, proprietaria dell'azienda. Con la bieca complicità di Anselmo la contessa distrugge l'amore appassionato dei due: Guido sposerà una danarosa genovese. Lucia, dato alla luce un bambino che gli sarà sottratto dalle mani della cattiva gentildonna, finirà in un convento. Gualberto - il figlio di Lucia e di Guido, espulso dal collegio, è messo a lavorare nella cava. Un agitatore, nel giorno del centenario dell'apertura dell'impresa, facendo brillare sotto il palco dell'autorità una carica di dinamite, travolge Bianca - figlia di Guido - che viene però salvata dal sacrificio del previdente fratello.
SCHEDA FILM

Regia: Bruno Gaburro

Attori: Gabriele Tinti, Sara Sperati, Erika Blanc, Chris Avram, Ezio Marano, Marco Lioffredi, Cinzia De Carolis, Otello Cazzola, Melù Valente, Edilio Kim, Gino Santercole, Pippo Starnazza, Gengher Gatti, Renato Paracchi, Bruno Boschetti

Soggetto: Ambrogio Molteni, Giacomo Gramegna, Bruno Gaburro

Sceneggiatura: Ambrogio Molteni, Giacomo Gramegna, Bruno Gaburro

Fotografia: Luciano Trasatti

Musiche: Carlo Savina

Montaggio: Francesco Bertuccioli

Scenografia: Ivano Mazzucchi

Costumi: Rosalba Menichelli

Altri titoli:

I figli di nessuno - Anche l'ateo ha un suo Dio: sua madre

Durata: 95

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: PANORAMICA - EASTMANCOLOR

Produzione: ARMANDO BERTUCCIOLI PER LIDO CINEMATOGRAFICA (ROMA), HERMANN FILM PRODUZIONI CINEMATOGRAFICHE (PALERMO)

Distribuzione: STAR (1974) - AVO FILM

CRITICA
"La lentezza esasperante del raccontare, l'inconsistenza dei personaggi e una regia approssimativa: il risultato non potrà non essere che un grosso drammone piagnucoloso pieno di sentimenti risaputi, di sdegni declamati e di solidarietà sbiadite." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 77, 1974)