Hostage

Il negoziatore Bruce Willis nel thriller di Florent Emilio Siri. Buon cinema d'intrattenimento

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GERMANIA 2005
Jeff Talley, poliziotto del dipartimento di Los Angeles esperto di mediazioni con i criminali nelle situazioni di crisi con gli ostaggi, dopo aver fallito una missione in cui hanno perso la vita una donna e un bambino, decide di trasferirsi nel sobborgo di Bristo Camino, prendendo il comando della locale stazione di polizia. La forte delusione e i sensi di colpa lo portano anche ad allontanarsi da sua moglie e sua figlia. Quando tre rapinatori, dopo un colpo finito male, si rifugiano in una casa prendendo in ostaggio una famiglia, Jeff è costretto a scacciare i fantasmi del passato e a rimettersi in gioco.
SCHEDA FILM

Regia: Florent Emilio Siri

Attori: Bruce Willis - Jeff Talley, Kevin Pollak - Sig. Smith, Jonathan Tucker - Dennis Kelly, Ben Foster - Mars, Jimmy Bennett - Tommy Smith, Michelle Horn - Jennifer Smith, Jimmy 'Jax' Pinchak - Sean Mack, Marshall Allman - Kevin Kelly, Serena Scott Thomas - Jane Talley, Rumer Willis - Amanda Talley, Hector Luis Bustamante - Agente Ruiz, Kim Coates, Ransford Doherty - Agente Mike Anders, Jamie McShane - Joe Mack, Glenn Morshower - Tenente Leifitz, Michael D. Roberts - Ridley, Johnny Messner - Mr. Jones, Christina Cabot - Reporter, Marjean Holden - Agente Carol Flores

Soggetto: Robert Crais

Sceneggiatura: Doug Richardson

Fotografia: Gianni Fiore Coltellacci

Musiche: Alexandre Desplat

Montaggio: Olivier Gajan, Richard Byard

Scenografia: Larry Fulton

Costumi: Elisabetta Beraldo

Effetti: Larz Anderson

Durata: 102

Colore: C

Genere: THRILLER DRAMMATICO POLIZIESCO

Tratto da: romanzo "L'ostaggio" di Robert Crais (ed. Mondadori)

Produzione: MIRAMAX FILMS, STRATUS FILM CO., CHEYENNE ENTERPRISES, EQUITY PICTURES MEDIENFONDS GMBH & CO. KG

Distribuzione: MEDUSA

Data uscita: 2005-03-18

CRITICA
"Addio blue steel parte seconda. Bruce Willis abbandona di nuovo il suo inconfondibile sguardo sexy con boccuccia che Ben Stiller canzonava in 'Zoolander'. La prima volta fu per Terry Gilliam e il suo 'Esercito delle 12 scimmie'. Risultato: la migliore interpretazione di Willis. Il secondo film tutto senza blue steel è 'Hostage' scatenato e godibilissimo action-thriller barocco del francese Florent Emilio Siri dove lo sceriffo Bruce, poliziotto traumatizzato esperto in sequestri, fronteggia contemporaneamente una banda di giovani rapitori e una lobby di supercriminali che forse controlla l'FBI. Accidenti, incidenti, morti e pallottole vengono giù a catinelle come in 'Nido di vespe', precedente di Siri che era già uno spasso. Anche qui la storia nasce da strani incroci del caso. Poi ci pensa il casinaro Siri a fare esplodere tutto facendo volare la cinepresa tra fiamme, torture psicologiche, sangue, ossa rotte e inaspettati romanticismi. Menzione speciale per Ben Foster, straordinario criminale dark che cita nel look Robert Smith dei Cure, rockstar che ispirò già 'Il corvo'". (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 18 marzo 2005)

"L'unico interesse è distinguere il molto dejà vu dal raro jamais vu. Ma anche chi va al cinema solo per stordirsi ormai avvertirà il logorio del genere, oltre all'inconsistenza della polarizzazione del troppo buono opposto ai troppo cattivi." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 18 marzo 2005)

"Ha un'estrazione cinefila, si è nutrito di noir americano anni '40 e di Nouvelle Vague e tra gli autori che lo hanno influenzato ci sono Hawks, Carpenter e Leone. Il giovane regista francese Florent Emilio Siri con il suo secondo lungometraggio 'Nido di vespe' ha conquistato pubblico e critica e ora ha realizzato quel sogno hollywoodiano coltivato da tanti colleghi. Bruce Willis, icona del cinema d'azione violento e fracassone, ma anche produttore intelligente e talent scout, gli ha proposto di portare sullo schermo la sceneggiatura tratta dal romanzo 'Hostage' del giallista Robert Crais (...) Willis sfoggia la consueta grinta in un buon thriller attento alle psicologie e pieno di depistaggi." (Alberto Castellano, 'Il Mattino', 19 marzo 2005)

"Diretto da Florent Emilio Siri, allievo di Rohmer, il film è una lunga variazione sul tema di 'Ore disperate': la famiglia tenuta in ostaggio da patologici delinquenti. Non ci sono più i borghesi d'una volta, papà è un boss, però restano i piccini sequestrati. Bruce Willis fa di tutto e di più, ma è difficile riconoscere nel noir non malfatto ma piatto stilisticamente, tutto quell'amore per la famiglia a disposizione del marketing. (...) Trattasi di film bombarolo giocato sul doppio e sugli opposti come un videogame e con un errore cinefilo nel doppiaggio: quello di Lubitsch è il Cielo e non il Paradiso può attendere." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 26 marzo 2005)