Certi Bambini

ITALIA 2004
Rosario ha 11 anni e abita in un condominio nella periferia di Napoli insieme alla nonna Liliana, vecchia e malata. Il ragazzo passa le sue giornate trascinandosi tra sale giochi, brutte paninoteche, piccoli reati, roulette russe improvvisate sulla tangenziale. Frequenta anche un centro di accoglienza, gestito da volontari, che aiuta le famiglie in difficoltà. Le sue figure di riferimento sono così Damiano, un bullo del quartiere, e Santino, un volontario del centro, dove un giorno Rosario conosce Caterina. Si innamora di lei e la sua vita sembra cambiare in meglio, ma poi una serie di avvenimenti negativi lo getta definitivamente nelle braccia della malavita.
SCHEDA FILM

Regia: Antonio Frazzi, Andrea Frazzi

Attori: Gianluca Di Gennaro, Carmine Recano, Arturo Paglia, Sergio Solli

Soggetto: Diego De Silva

Sceneggiatura: Andrea Frazzi, Antonio Frazzi, Marcello Fois, Diego De Silva, Ferdinando Vicentini Orgnani

Fotografia: Paolo Carnera

Musiche: Almamegretta

Montaggio: Claudio Cutry

Scenografia: Mario Di Pace

Costumi: Mariolina Bono

Durata: 94

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Tratto da: ROMANZO OMONIMO DI DIEGO DE SILVA (GIULIO EINAUDI EDITORE)

Produzione: ROSARIO RINALDO PER PEQUOD

Distribuzione: MIKADO

Data uscita: 2004-05-14

NOTE
- FILM REALIZZATO CON IL CONTRIBUTO DEL MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI.

- DAVID DI DONATELLO 2005 A ROSARIO RINALDO COME MIGLIOR PRODUTTORE E A CLAUDIO CUTRY COME MIGLIOR MONTATORE. IL FILM ERA STATO CANDIDATO ANCHE PER MIGLIOR FILM E MIGLIOR REGIA.
CRITICA
"Tratto dal premiatissimo romanzo omonimo di Diego De Silva (Einaudi), 'Certi bambini' dei fratelli Andrea e Antonio Frazzi ci porta nel mondo di Rosario passando dalla porta maestra della memoria. Rosario infatti sta andando in metropolitana e stazione dopo stazione, faccia dopo faccia, ricorda, riesamina, rivive episodi della sua vita spezzata. Fino all'ultimo, che chiude viaggio e film su una nota di autentica angoscia. Siamo in una zona già esplorata dal nostro cinema, basti ricordare 'Vito e gli altri' di Antonio Capuano, 'Baby Gang' di Salvatore Piscicelli, il più recente 'Pater Familias' di Antonio Patierno. Ma anziché adeguare alla brutalità di quel mondo l'incandescenza dello stile, i fratelli Frazzi ricercano con fervore quasi didattico una medietà, una chiarezza di esposizione, un equilibrio fra l'invadenza del male e la possibilità del bene, che rischia di addolcire fin troppo la materia bruciante del film. E anche insistere sulla duplicità di Rosario, metà baby killer metà innamorato, finisce per togliere mordente. Anni fa per i film gridati di Marco Risi si parlò un po' impropriamente di neo-neorealismo. Anche qui la lezione del dopoguerra si fa sentire, ma più che a Rossellini si pensa al post-neorealismo addomesticato di Castellani." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 14 maggio 2004)

"Perché un tipico film da festival non trova posto nei festival? Se devo dar retta alle mie spie, Certi bambini di Andrea e Antonio Frazzi è stato rifiutato dalla Quinzaine di Cannes e anche dalla Commissione di Venezia. L'ultima notizia è che dovrebbe andare a Karlovy Vary; e c'è da augurarglielo perché si tratta di un film particolarissimo, che sancisce l'assunzione dei Frazzi nella serie A del cinema dopo un quasi trentennale (e del resto ricco di buoni esiti) purgatorio televisivo; e dopo il toccante esordio sul grande schermo con 'Il cielo cade' (1999) sceneggiato da Suso Cecchi d'Amico. Se vi capiterà di mettere a confronto il bel romanzo di Diego De Silva, pubblicato nel 2001 da Einaudi, con il film da cui è tratto, sarà una buona occasione per puntualizzare le tanto discusse differenze fra narrativa e cinema. Pur rispecchiata con varianti, la vicenda è praticamente la stessa (...) È evidente che lo scrittore ha la possibilità di arpeggiare sui sentimenti ed esplicitare le motivazioni, mentre per chi fa un film eventi e significati devono passare soprattutto attraverso le immagini. Non è un'impresa facile, ma i Frazzi hanno saputo risolverla con una semplicità nitida e crudele. Abbiamo visto molti film sulla criminalità giovanile, ma nessuno altrettanto estremo: per cui sul volto di Gianluca Di Gennaro (Rosario) l'innocenza infantile si disgrega poco a poco attraverso un inarrestabile processo dal quale vorremmo stornare lo sguardo perché ce ne sentiamo corresponsabili." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 15 maggio 2004)