Arrivederci amore, ciao

FRANCIA 2005
Giorgio, un ex terrorista di sinistra, è fuggito dall'Italia per evitare l'ergastolo e si è rifugiato in una giungla del Centro America presso un avamposto di guerriglieri. Dopo la caduta del muro di Berlino, decide di tornare in Europa e, dopo aver passato alcuni anni a Parigi, si mette in contatto con l'Organizzazione dei fuoriusciti e chiede il loro aiuto per rientrare in Italia. La prassi per il rientro prevede la consegna di Giorgio alla giustizia e l'eventuale revisione del processo. Purtroppo le cose non vanno come previsto poiché sul cammino verso la redenzione di Giorgio si immette Anedda, un vice questore della Digos, che inizia a ricattare l'ex terrorista, ottenendo in cambio i nomi dei suoi antichi compagni. Giorgio sconta così solo due anni di carcere e, una volta uscito, si rende conto che l'unico modo per riscattare la sua reputazione è diventare molto ricco. Per raggiungere il suo scopo si inserisce in un giro di affari sempre più loschi, in cui è coinvolto lo stesso Anedda, e inizia a frequentare una serie di persone assai diverse tra loro: Flora, una quarantenne bella ed infelice che lo fa sognare, Francisca, un'anarchica spagnola, Romo e Tonci, due fratelli croati, crudeli e feroci. Quando il vortice di violenza e degradazione raggiunge il massimo, Giorgio e Anedda, ormai milionari, si separano. Giorgio finalmente può pagarsi la sua reintegrazione nella società della gente perbene, si trasferisce in una cittadina del Nord-est d'Italia, apre un ristorante alla moda e inizia a frequentare il giro dell'alta borghesia. Conosce anche una brava ragazza, Roberta, con cui potrebbe formare una famiglia e completare l'opera di riabilitazione. Ma i fantasmi del passato si sa, sono sempre in agguato...
SCHEDA FILM

Regia: Michele Soavi

Attori: Alessio Boni - Giorgio, Isabella Ferrari - Flora, Michele Placido - Anedda, Carlo Cecchi - Avvocato Brianese, Alina Nedelea - Roberta, Marjo Berasategui, Antonio Zavatteri

Soggetto: Massimo Carlotto - romanzo

Sceneggiatura: Marco Colli, Franco Ferrini, Heidrun Schleef, Michele Soavi, Gino Ventriglia

Fotografia: Gianni Mammolotti

Musiche: Andrea Guerra

Montaggio: Anna Napoli

Scenografia: Andrea Crisanti

Costumi: Maurizio Millenotti

Durata: 107

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: 35 MM (1:2.35)

Tratto da: romanzo omonimo di Massimo Carlotto (Ed. E/O)

Produzione: CONCHITA AIROLDI E DINO DI DIONISIO PER STUDIOURANIA, RAI CINEMA E WILD BUNCH

Distribuzione: MIKADO (2006)

Data uscita: 2006-02-24

NOTE
- VINCITORE DEL DAVID DI DONATELLO 2006 PER LA MIGLIORE CANZONE ORIGINALE (CATERINA CASELLI).

- IL FILM ERA STATO CANDIDATO AL DAVID DI DONATELLO 2006 ANCHE PER MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA (ISABELLA FERRARI) E SCENOGRAFIA.

- CANDIDATO AI NASTRI D'ARGENTO 2007 COME MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA (ISABELLA FERRARI).
CRITICA
"Dalla banda della Magliana a certi "pentiti" anni '70. Da 'Romanzo criminale' a 'Arrivederci amore, ciao'. Due libri, prima che film, scritti guardando al genere ma con cognizione di causa. De Cataldo ha seguito da magistrato il processo alla banda romana. Carlotto le prigioni le ha viste da dentro. Il risultato sa di pulp ma allude a certa Italia di oggi, corrotta, delinquenziale, pronta a tutto. (...) 'Soggettive' di alligatori, staffilate di humour noir, ricatti finanziari e sessuali, l'ombra di un amore impossibile (Isabella Ferrari, più carogna di lui). E rapine, pestaggi, esecuzioni, doppi giochi, sparatorie. Un crescendo di infamie che Soavi impagina con grinta e inventiva azzeccando anche tutti i comprimari. Fino all'agognato ritorno alla normalità, con ulteriori efferatezze, che invece è fiacco e improbabile. Peccato: ma il film resta nervoso, disinibito, molto interessante." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 24 febbraio 2006).

"Ha ragione Michele Soavi: erano morti viventi, ora sono vivi morenti. Non solo l' ex terrorista guerrigliero '70 (dal libro di Carlotto), che torna a casa e tenta, da spione, di rifarsi una verginità e vincere nel Nord est, insospettato mostro. Infami sono gli accordi col poliziotto corrotto che Michele Placido rende superbo e volgare, di malvagità elisabettiana, come Volontè in 'Indagine'. Lo spregevole che finirà per acclimatarsi nell' Italia d' oggi senza morale né legge, è un Alessio Boni col fascino del male piccolo piccolo, la pìetas di una misurata mostruosità, bravissimo nella ragionata perfidia di un calcolo angusto. Storia ellittica e notturna, dal finale piovoso: siamo tra acque sporche, limacciose. Mini ruolo per un' Isabella Ferrari di grandi intensità e passione: un noir inquietante che sentiamo sotto sotto ci riguarda, impregnato dei tessuti malati della nostra società." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 24 febbraio 2006)

"Il regista, cultore di un cinema di 'genere' e di 'paura', ha fatto un ottimo lavoro ma ha in parte rinunciato alle risonanze politiche che qualificano fortemente romanzo e personaggio originale. (...) Il film costituisce una prova che laurea Alessio Boni, impegnato a dare fondo nello scolpire un'anima nera senza se e senza ma. Lo accompagnano, tutti all'altezza, gli altri ruoli collaterali a partire da Isabella Ferrari. Michele Placido memorabile agente della Digos corrotto. Di più: un abisso di corruzione." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 24 febbraio 2006)

"Violento, incalzante, cattivista, sensuale. E, soprattutto, un film (se vi sembra poco pensate al resto del cinema italiano). Con 'Arrivederci amore, ciao' Michele Soavi dimostra che non sono sfiorite le promesse di 'DellaMorte DellAmore' (1994) e non possiamo permetterci di tenere a bagnomaria un talento così disinibito e non omologato. (...) Soavi conosce e ama il cinema di genere, ma le citazioni che scandiscono la cupa parabola non sono mai fini a se stesse: tanto è vero che tra Hitchcock ('Psyco'), De Palma ('Carlito's Way') e Rodriguez/Miller ('Sin City') si fa strada anche l'eco aspra e irridente del poliziesco politicizzato anni Settanta ('Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto'). (...) Restano gli strappi sincopati, i geniali contrappunti musicali, le scolpite figure comprimarie e, soprattutto, un repertorio di soluzioni narrative che bisognerebbe far studiare per legge ai nostrani campioni del cinema ombelicale." (Valerio Caprara, 'Il Mattino, '25 febbraio 2006)