Agata e la tempesta

ITALIA 2004
Agata ha 44 anni e dirige una libreria. Dopo aver iniziato una problematica relazione con un ventottenne, la sua vita viene sconvolta da un'improvvisa rivelazione. Il suo amato fratello Gustavo, che è anche il suo migliore amico, scopre di essere in realtà il figlio illegittimo di una povera contadina che non poteva crescerlo e quindi lo ha dato in adozione ai genitori di Agata. E' Romeo, folcloristico rappresentante di Cicognara e suo vero fratello, a raccontargli la scomoda verità, come ha promesso a sua madre in punto di morte. Ad Agata e Gustavo non resta altro che cercare di conoscere la famiglia di origine di Gustavo e iniziare una nuova vita.
SCHEDA FILM

Regia: Silvio Soldini

Attori: Licia Maglietta - Agata, Giuseppe Battiston - Romeo, Emilio Solfrizzi - Gustavo, Marina Massironi - Ines Silvestri, Claudio Santamaria - Nico, Giselda Volodi - Maria Libera, Remo Remotti - Generoso Rambone, Monica Nappo - Daria, Ann Eleonora Jørgensen - Pernille Margarethe Kierkegaard, Carla Astolfi - Geometra Tirabassi, Elena Nicastro - Iole/Hostess, Mauro Marino - Dottore, Silvana Bosi - Madre di Romeo, Andrea Gussoni - Benedetto

Soggetto: Silvio Soldini, Doriana Leondeff, Francesco Piccolo

Sceneggiatura: Silvio Soldini, Doriana Leondeff, Francesco Piccolo

Fotografia: Arnaldo Catinari

Musiche: Giovanni Venosta

Montaggio: Carlotta Cristiani

Scenografia: Paola Bizzarri

Costumi: Silvia Nebiolo

Effetti: Enrico Pieracciani, Claudio Napoli

Durata: 118

Colore: C

Genere: COMMEDIA

Produzione: LUIGI MUSINI, ROBERTO CICUTTO E TIZIANA SOUDANI PER ALBACHIARA, AMKA FILM, TSI, MERCURY FILMS PRODUCTIONS, LUMIERE & CO., EURIMAGES

Distribuzione: MIKADO

Data uscita: 2004-02-27

NOTE
- IL FILM E' STATO REALIZZATO IN COLLABORAZIONE CON GENOVASET, FILM COMMISSION DEL COMUNE DI GENOVA E CON IL PATROCINIO DEL COMUNE DI RAVENNA.
CRITICA
"Un film come una danza; i personaggi visti non come blocchi monolitici ma come campi di forze, possibilità di mutamento; una protagonista Licia Maglietta così traboccante di energie che al suo passaggio le lampadine si fulminano, i lampioni si spengono, i semafori vanno in tilt. E' 'Agata e la tempesta' di Silvio Soldini, commedia insolita su un soggetto insolito: la felicità. Ovvero la possibilità (il coraggio) di essere felici. Nientemeno. Ma come si gira un film su un soggetto tanto inafferrabile? Elementare, sembra dire Soldini. Pedinando e stanando tutti quegli stadi intermedi che preludono o conducono alla felicità. L'innamoramento. La meraviglia. La scoperta di dimensioni insospettate dell'esistenza. Con tutto quel che ne consegue, perché naturalmente non basta innamorarsi o cambiar vita per essere felici, anzi; ogni mutamento profondo può condurre alla rovina, per evitarlo c'è tutto un lavoro da fare e questo sembra raccontare il film. (...) Solo che a forza di invenzioni e trovatine il film evapora nei regni del superfluo, del lezioso che non morde, non comunica, non emoziona, non lascia tracce o quasi. Dilapidando un cast e un potenziale narrativo notevoli per scompigliare i destini dei personaggi con arbitrio a tratti sconcertante. Abbiamo amato molto Soldini per 'L'aria serena dell'Ovest' e 'Pane e tulipani', ma cosa ricorderemo di 'Agata'? I sorrisi e la danza iniziale della Maglietta, i vestiti sgargianti di Battiston, gli scrittori citati (Alda Merini, Scott Fitzgerald, Flaubert, Amélie Nothomb), non molto di più. Brutta bestia la felicità, al cinema." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 27 febbraio 2004)

"Il film parte divertente ed elettrico, poi si spegne come le lampadine al passaggio della fantastica Licia Maglietta, corteggiata con amore dal regista, perché accumula troppi trattini e parentesi. È come un grande albero, nato su una buona idea cui il regista non ha il coraggio di potare i fronzoli, specie nell' ultima mezz'ora piena di accadimenti inutili e di una tragedia fuori posto. Soldini vuole mandare a casa il pubblico contento, ma non si lascia andare: la commedia è ambiziosa, citazionista, intellettuale anche nella campagna romagnola. La sostengono però attori formidabili, dalla Maglietta, anima e corpo della storia, portatrice sana di sottigliezze espressive, alla Massironi psicologa da tv come la Morante di Verdone. Bravissimi e complementari Emilio Solfrizzi, fratello in panne, lo spiritoso Giuseppe Battiston e l'ottimo Claudio Santamaria che si sdoppia con quell'aria sognata e stravagante con cui conquista, libri e tulipani, il cuore di Licia." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 28 febbraio 2004)

"Un film corale, interpretato discretamente dagli attori, sulle scosse elettriche, sui gangli del feuilleton, su una Madame Bovary da carruggio e da balera, sul perdere la normalità e perdersi (del regista) tra le anse morfologiche di 'un mondo un po' sollevato dalla realtà'''. (Enrico Magrelli, 'Film Tv', 3 marzo 2004)
"I nostri guai o le nostre tragedie trasformati in una commedia lieve, colorata, elegante, da ridere. Al suo sesto film 'Agata e la tempesta' (il primo, 'L'aria serena dell'Ovest', oscuro e bello, è del 1990), Silvio Soldini, milanese,46 anni, già autore ammirato di 'Brucio nel vento' e 'Pane e tulipani', capovolge volontaristicamente le brutte realtà (...) diventano elementi festosi o almeno sopportabili d'un mondo diverso da quello vero e da quello televisivo, surreale e giocoso, multicolore come una stanza dei bambini e felice quanto è possibile. Non ha speciale significato, non vuol dire granchè: ma il film fatto e recitato bene è divertente, piacevole. Le scenografie colorate di Paola Bizzarri sono adeguate; i costumi di Silvia Nebiolo, creativi e perfetti, danno all'atmosfera del film un contributo notevole. In bianconero, fotografie di famiglia e piccoli film domestici evocano il passato, sempre ricordato con slancio ironico, mai sentimentale." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa'. 24 febbraio 2004)

"E' un film multicolore 'Agata e la tempesta', negli abiti, negli ambienti, perfino nelle automobili. Come un sogno o come una fiaba. Alla presentazione per la stampa, affollata perché si era sparsa l'aspettativa per un 'Pane e tulipani 2', le espressioni finali erano di quelle che dicono: troppo ottimismo, troppa positività, troppo zucchero. E invece no: è un film emozionante, e se c'è da sfidare l'insinuazione che Soldini, regista già cupamente svizzero, si sia rimbecillito, ebbene la sfidiamo con lui, solidali. Evviva il cinema italiano che si è rimbecillito, cioè ha capito che il cinema non serve a parlare con se stessi, per quello ci sono le poesie, ma con tanti. E che c'è un modo - mille in realtà - per farlo, ed è doveroso cercarli e trovarli, senza calare le braghe, senza rinunciare al proprio profilo e alle ambizioni artistiche. (...) Insomma un doppio messaggio, di tensione al sorriso e alla leggerezza che (senza obbligo per nessuno) non può far che bene al nostro cinema, e di acuta osservazione sui rimescolamenti dei legami tradizionali, su un panorama umano tanto imprevedibile quanto entusiasmante." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 28 febbraio 2004)

"Silvio Soldini è tornato, dopo il melodramma svizzero di cupa e angosciosa sfumatura 'Brucio nel vento', ai colori accesi e sgargianti che aveva già iniziato ad impastare nel fortunato 'Pane e tulipani'. Solo che questa volta ha creato toni più accesi e sfumature più ombrate, restituendo un quadro più ambizioso, ma anche più confuso. Il titolo di questa nuova commedia suona già foriero di intenzioni letterarie: 'Agata e la tempesta'. Agata è Lucia Maglietta, attrice feticcio di Soldini, e la tempesta è un coro di personaggi variopinti, surreali e inconsueti. (...) Tante storie ma ognuna con la propria testa e in una direzione diversa, tutte, comunque, alquanto lontane da una certa realtà. Soldini conferma: 'Oggi come oggi non ho voglia di fare cinema naturalista, ce n'è già troppo sia al cinema che in televisione, così cerco di creare un mondo a parte, quello del film diverso, ma pieno di rimandi'. Questo metodo ci ricorda quello di un altro regista europeo che guarda caso Agata ricorda fatalmente: Pedro Almodóvar. Non parliamo di citazioni vere e proprie quanto di atmosfere. Bene, sinceramente, non avremmo mai immaginato un Soldini fulminato dal surreale almodovariano e non ci sembra che questo incontro, che sia suo o degli sceneggiatori, abbia giovato al suo percorso e al film." (Dario Zonta, 'l'Unità'. 24 febbraio 2004)